diritti e sociale 

Monsignor Martino: «No alla violenza. La diversità non è competizione, ma fonte di qualcosa più grande di noi»

Nella giornata contro la violenza alle donne, “don Giacomo” (come lo chiamano tutti), a capo dell’ufficio Migrantes della Diocesi, parroco delle chiese di San Tommaso e Santa Caterina, fa una riflessione a 360 gradi: «Mi vergogno ma non ho mai pensato diversamente dal Vangelo. Mi vergogno, invece, come uomo perché ho imparato la legge del più forte, perché ho imparato sin da piccolo che la moglie sta a casa, che in Seminario la donna era presentata come il nemico della castità anziché la meravigliosa “altra metà” che mi completa anche nel mio sacerdozio e nel mio essere uomo»

No alla violenza sulle Donne. Pensavo inutile scrivere qualcosa. Inutile perché queste giornate si moltiplicano senza ottenere alcun effetto Inutile perché altri sanno dire cose ditte e convincenti rispetto a me. Provo… provo a essere quasi breve. Credo che a volte specificare le categorie possa essere riduttivo. NO ALLA VIOLENZA E BASTA sui bambini, gli uomini e le donne. Se dobbiamo però dirlo significa che ci sono categorie più o meno colpite e se è così esistono anche categorie che colpiscono di più facendosi superiori. Mi vergogno profondamente quando leggo di preti che rubano agli anziani, abusano i bambini e usano il potere spirituale per soggiogare i più deboli. Mi vergogno per le nefandezze della categoria ma non ci è stato insegnato questo….ci è stato chiesto di visitare i malati e aiutare i poveri, di accogliere i bimbi come il Padre del Cielo e servire e lavare i piedi alle Comunità che serviamo. Mi vergogno ma non ho mai pensato diversamente dal Vangelo. Mi vergogno, invece, come uomo perché ho imparato la legge del più forte, perché ho imparato sin da piccolo che la moglie sta a casa, che in Seminario la donna era presentata come il nemico della castità anziché la meravigliosa “altra metà” che mi completa anche nel mio sacerdozio e nel mio essere uomo. Mi vergogno per questa “cicatrice” mai perfettamente chiusa. Nel mio compito di educatore mi impegno ad insegnare la bellezza dell’altro, il tesoro della fragilità, il potere solo di servire e l’unicità della diversità. Trovo che la diversità non debba mai essere in competizione, ma va riconosciuta e sia sempre fonte di un qualcosa più grande di noi che ci sovrasta senza annullarci mai. La testa lo capisce ma il cuore si vergogna quando queste “spazzature culturali” escono fuori e, in questa giornata contro la violenza alle donne, chiedo perdono per ogni volta… che da ragazzino ho denigrato, che nel mio cuore giovane ho pensato non essere alla mia altezza, che nella mia vita adulta non ho colto il dono grande di un’amicizia, un valore, un sorriso e un casto abbraccio delle tante donne che ho certamente stimato, apprezzato e “amato” nonostante qualche presuntuoso pregiudizio. Oggi consegno, umilmente, questa mia vergogna chiedendo aiuto a tutti, uomini e donne, per non sentirmi mai più né minacciato e neppure invidioso da chi, forse più fragile fisicamente, è infinitamente più solida e generosa in ciò che rimane sempre… maestra di vita!Grazie

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