silhouette of person riding on commuter bikeviabilità 

Genova non è città per bici? Fiab, #Genovaciclabile e Legambiente scrivono a Bonsignore

Le associazioni rispondono al Presidente dell’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Genova che, dopo l’incidente mortale in cui è recentemente rimasta vittima una giovane collega, aveva rilasciato dichiarazioni critiche

«Siamo sicuri che le bici siano il problema delle strade di Genova? Numeri alla mano il problema è rappresentato da motocicli ed automobili. Siamo disponibili a confrontarci in modo sereno su questi temi» dicono FIAB Genova, #Genovaciclabile e Legambiente Liguria

Ecco il testo integrale della lettera

Abbiamo aspettato un po’ di giorni prima di scrivere queste righe. I giorni del cordoglio per l’ennesima giovane vita spezzata in un incidente stradale, giorni che avrebbero meritato silenzio senza alcuna strumentalizzazione di fatti sui quali indaga la magistratura che dovrà accertare le responsabilità personali dei coinvolti. Chi ha sbagliato è giusto che paghi. Sui social si è letto di tutto e di più in questi giorni. In genere le solite manifestazioni di puro odio nei confronti di chi utilizza la bici per spostarsi in città ma a questo noi siamo abituati e ci guardiamo bene dal rispondere.

Abbiamo anche letto su alcuni organi di stampa locale che Lei avrebbe dichiarato: “un’altra tragedia evitabile, quella che ha colpito la nostra giovane Collega. Genova non è una città adatta a biciclette e monopattini, se non in aree dedicate e ben delimitate. Lo abbiamo già detto e scritto in tempi non sospetti, come Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. A quali altri tragici decessi dovremmo assistere prima che venga fatto un doveroso passo indietro su certe scelte?”

Trattandosi di una dichiarazione che sembra rilasciata nell’ambito dell’importante carica che riveste, crediamo sia invece opportuno rispondere e lo facciamo con numeri inconfutabili ed argomentazioni scientifiche.

Come FIAB, #GENOVACICLABILE e LEGAMBIENTE abbiamo infatti sempre fatto dell’ambientalismo scientifico e della sicurezza stradale, fondata sul rispetto reciproco tra le differenti categorie di utenti, la nostra bandiera.

Nel 2019, ante pandemia e quindi senza alcuna restrizione ai movimenti delle persone, escludendo autostrade e strade extraurbane, il numero più rilevante di incidenti nel comune di Genova è quello che ha coinvolto autovetture e motocicli, i quali spesso hanno causato investimento di pedoni. Ecco il dettaglio di questi incidenti ai quali abbiamo aggiunto anche quelli che hanno interessato le biciclette per opportuno confronto:

Se consideriamo invece le categorie di utenti della strada che hanno riportato danni fisici a seguito degli incidenti otteniamo la seguente tabella:

Dai dati sopraesposti appare chiaro sia l’entità preoccupante del fenomeno, sia quali siano i mezzi maggiormente coinvolti negli incidenti. Un altro dato rilevante e grave è legato a chi ha causato danni ai pedoni, utenti vulnerabili della strada per eccellenza:
Dei 7 pedoni deceduti a causa di un incidente stradale, 4 sono stati investiti da una autovettura e 3 da una moto;
Dei pedoni feriti, 311 sono stati investiti da auto – 195 da motocicli – 102 da autobus e mezzi pesanti – 18 da mezzi non identificati che sono scappati – 1 solo da bici.
Sono i numeri rilevati dalle schede ISTAT compilate dagli organi di vigilanza stradale intervenuti a seguito dell’incidente. Sono numeri agghiaccianti, lo sappiamo, ma ci evidenziano una cosa: il problema delle nostre strade non sono le bici.

Peraltro le bici in strada ci sono sempre state ed hanno tutto il diritto di starci così come i pedoni e tutti gli altri mezzi di trasporto perché la strada è di tutti.

La sicurezza dipende dal comportamento di ciascun utente della strada, mentre è compito di chi deve far osservare le norme del codice della strada di intervenire per reprimere i comportamenti scorretti da parte di chiunque li adotti e se guardiamo i numeri sopra riportati non ci sono dubbi su dove incominciare.

Parliamo poi di salute cosa che sicuramente sta molto a cuore all’Ordine dei Medici. Crediamo che la bici faccia bene alla salute e per questo FIAB ha aderito alla carta di Toronto, documento redatto nel maggio 2010 da un gruppo di esperti del Global Advocacy for Physical Activity (Gapa), che si propone come testo di riferimento a livello mondiale per la promozione dell’attività fisica e degli innumerevoli vantaggi a essa correlati. A seguito di questa adesione FIAB ha elaborato una tesi congressuale che trova qui http://www.fiab.info/salute.pdf. Se avrà il piacere di leggerla potrà trovarvi le ragioni della nostra convinzione che si possono così sintetizzare: Grazie all’uso della bici possiamo aumentare i livelli di attività nella popolazione, ridurre l’impatto delle malattie croniche, incentivare il benessere psicologico, ridurre i danni sull’uomo e sull’ambiente dovuti all’inquinamento. Se pensiamo poi che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha denunciato i rischi correlati alla sedentarietà cronica ci aspetteremmo dall’Ordine dei Medici una spinta verso questo tipo di mobilità attiva.

Legambiente monitora lo stato di salute delle città attraverso il rapporto Ecosistema Urbano (www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/EcosistemaUrbano2021.pdf) dove Genova risulta 87esima su 103 capoluoghi di provincia italiani per emissioni di biossido di azoto, un pericoloso inquinante generato prevalentemente dal traffico veicolare.

Stupisce quindi la posizione ideologica contro bici e monopattini dell’Ordine anche in seguito all’aggiornamento delle Linee Guida globali sulla qualità dell’aria (AQG 2021) che l’OMS ha pubblicato il 21 settembre e che sono state sottoscritte da oltre cento società medico-scientifiche di tutto il mondo.

I valori raccomandati per i principali inquinanti atmosferici sono decisamente diminuiti rispetto a quelli del 2005, alla luce dei loro effetti sulla salute: la media annuale del particolato fine (PM2.5) passa da 10 a 5 µg/m3, quella del particolato (PM10) da 20 a 15 µg/m3, per il biossido di azoto (NO2) si ha un drastico taglio da 40 a 10 µg/m3, e infine per il monossido di carbonio (CO) il limite giornaliero di 4 µg/m3, è quello suggerito.

Intervenire sul miglioramento della qualità dell’aria, agendo sul traffico veicolare inquinante e favorendo la mobilità sostenibile, può salvare vite umane, migliorare vivibilità e qualità delle città e aiutare a mitigare i cambiamenti climatici.

Concludiamo affrontando il tema sicurezza legato al numero di ciclisti in circolazione. Qualcuno è portato a pensare che aumentando i ciclisti in strada aumenta il rischio di incidenti ma non è così. Ovviamente l’intrinseca sicurezza della bicicletta si riduce nel traffico stradale, nel quale, in caso di incidente, la differenza di vulnerabilità tra un ciclista ed un utente di un veicolo motorizzato risulta evidente (discorso del tutto analogo vale per i pedoni). Ma anche in questa caso il sistema più efficace per aumentare la sicurezza risulta inatteso.

L’intervento è noto col nome “safety in numbers”, dall’efficace campagna promossa dalla Federazione inglese CTC. C’è infatti una correlazione tra ciclabilità e riduzione dell’incidentalità, che a sua volta porta un ulteriore aumento dei ciclisti: più ciclisti=più sicurezza.

All’aumentare del numero dei ciclisti, i conducenti di automobili diventano più consapevoli della presenza degli stessi e migliorano la loro capacità di anticiparne la presenza nel traffico. Se gradirà approfondire il concetto potrà trovare il documento della CTC a questo link https://www.cyclinguk.org/sites/default/files/file_downloads_widget/0905_sin_full_rpt_0.pdf

Siamo disponibili, molto volentieri, a confrontarci con Lei su questi temi, anche con un incontro di persona.

Related posts