Rubano catalizzatori di auto per estrarre e vendere metalli preziosi
Arrestati dai Carabinieri. I metalli contenuti valgono più dell’oro

Questa mattina all’alba i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Genova San Martino nel proseguo di un’attività d’indagine svolta nel mese di luglio dalla Stazione CC di S. Margherita Ligure, che aveva denunciato due soggetti palermitani trovati in possesso di oltre 100 marmitte catalitiche, pronti per imbarcarsi per la Sicilia, hanno tratto in arresto tre pregiudicati per reati della stessa specie, colti nella flagranza mentre asportavano i catalizzatori da due autovetture parcheggiate in Genova via Salgari. I tre alla vista dei militari hanno tentato di darsi alla fuga dileguandosi nella boscaglia limitrofa. I carabinieri hanno rincorso e rintracciato i fuggiaschi che nel frattempo si erano disfatti dei catalizzatori e degli attrezzi utilizzati per asportarli.
I dispositivi sottratti erano destinati ad un processo di lavorazione secondaria, basato su procedimenti chimico-fisico, grazie al quale è possibile estrarre dai componenti interni le minuscole quantità di metalli preziosi (fino a 3 g) in essi presenti: si tratta di metalli quali il rodio (valutato 700 € algrammo), il palladio (le cui valutazioni si attestano intorno ai 70 € al grammo) e il platino (quotato intorno ai 35 € al grammo), le cui stime di mercato sono superiori a quelle dell’oro. I “professionisti” del furto di catalizzatori in soli 9 minuti riescono a separare meccanicamente il catalizzatore dal resto dell’impianto. Due dei palermitani, i cui spostamenti, dopo i furti avvenuti nel territorio di Santa Margherita, erano continuamente monitorati da parte dei militari, sono stati intercettati questa notte nella città metropolitana e sorpresi proprio mentre smontavano le preziosissime marmitte.
L’operazione, ha consentito di• Arrestare i tre soggetti, due dei quali già denunciati questa estate; • recuperare complessivi 105 catalizzatori, che avrebbero assicurato ai malfattori un profitto non inferiore a € 50.000,00 (cinquantamila).
Gli accertamenti svolti hanno consentito di risalire ad analoghi furti commessi nell’intera regione e nel basso Piemonte.
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