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Commercio, associazioni in rotta col Comune a causa di supermercati e centri commerciali

Confcommercio: «A nulla sono valse le richieste che abbiamo fatto e non solo recentemente, ma da anni,  mettendo in guardia sul fatto che una città come Genova non regge un’offerta commerciale come quella che si sta portando avanti. Così si uccide il tessuto commerciale esistente, si snatura la città, si perde occupazione».
Confesercenti: «Rigenerazione urbana non significa supermercati»

«Basta! Si sta uccidendo il tessuto commerciale Quasi ogni settimana, in questi ultimi, mesi abbiamo dovuto prendere atto di nuovi insediamenti commerciali in città. Spesso operazioni in aree del Comune che vengono ristrutturate, con iniziative che alla fine prevedono medie o grandi strutture di vendita». Lo dice Paolo Odone, presidente Confcommercio Genova. Che continua: «L’elenco è lungo. A nulla sono valse le richieste che abbiamo fatto e non solo recentemente, ma da anni,  mettendo in guardia sul fatto che una città come Genova non regge un’offerta commerciale come quella che si sta portando avanti. Così si uccide il tessuto commerciale esistente, si snatura la città, si perde occupazione – aggiunge -. Possibile che non si comprenda che è il momento di tutelare i nostri centri storici e di bloccare le grandi strutture di vendita? Non è possibile continuare ad  inserire sempre superficie commerciale per risanare aree. La priorità deve essere quella di attrarre insediamenti produttivi manifatturieri sostenibili perché è chiaro che l’economia è troppo sbilanciata sul commercio, abbiamo bisogno di industria e artigianato. Esistono poi anche altri tipi di riqualificazione di cui la città ha bisogno e sono quelli finalizzati al tempo libero allo sport alla cultura».
«Abbiamo visto inaugurare Esselunga in via Piave e stanno costruendo Esselunga a Sampierdarena, è in costruzione un centro commerciale al Palasport, non parliamo poi di Leroy Merlin al Carlini un’idea forse tramontata grazie alla nostra dura battaglia, insieme al Civ, adesso la Rotonda di Carignano e quante altre? Dove vogliamo arrivare ?
Alla desertificazione dei nostri centri storici? Genova è veramente policentrica e dobbiamo tutelare la qualità della vita dei genovesi – prosegue il presidente Confcommercio -. Abbiamo scritto chiedendo chiarimenti sulla programmazione commerciale in città perché non è possibile apprendere dai giornali quello che sta succedendo, ma non abbiamo avuto risposta. Abbiamo chiesto di essere auditi ma non erano previste audizioni».
Dice Umberto Solferino presidente della Consulta dei Civ Ascom Confcommercio: «Nessun rispetto per chi è sul territorio da anni, dà lavoro, tiene vive e ordinare le strade. Nessun rispetto  neppure in presenza delle difficoltà affrontate con il covid che non sono certo finite. Stanno consegnando la città alla grande distribuzione. Altro esempio lo possiamo riscontrare nell’ex mercato di Corso Sardegna dove dovevano avere priorità di insediamento i negozi presenti nel civ, ma i prezzi richiesti a noi commercianti non sono sostenibili mentre lo sono di sicuro per la grande distribuzione. La protesta ormai arriva da tutti i nostri CIV del territorio che vedono realizzate operazioni che non tengono nella minima considerazione la salvaguardia delle attività esistenti, ma neppure la qualità della vita dei genovesi. È un peccato che amministratori così illuminati su alcune opere siano ciechi di fronte ad una realtà come questa. Noi commercianti non ne possiamo più e attraverso la nostra associazione Ascom Confcommercio e insieme a tutti i nostri CIV e alle migliaia di imprese che ne fanno parte faremo tutto il possibile perché si ponga fine a questo scempio».

Se la prende con il progetto della rotonda di Carignano Massimiliano Spigno, presidente di Confesercenti Genova: «Non solo siamo di fronte all’ennesimo cambio di destinazione d’uso per far spazio alla grande distribuzione – dice -, questa volta non si sono nemmeno avute audizioni delle associazioni di categoria in commissione, come è sempre stata prassi per le pratiche che comprendono superfici commerciali. Addirittura, è stata ignorata la successiva richiesta di audizione inviata subito dopo la commissione consiliare del 31 maggio scorso. Parliamo di 1750 mq di superficie netta di vendita per una media alimentare da 1000 mq per la quale, per lo meno, è stato previsto l’obbligo di trasferimento di una licenza esistente, anche se con quella metratura rimane comunque poco compatibile con il tessuto della zona, nonché di ulteriori nuovi 750 mq di non alimentare –  prosegue Spigno -. Almeno non verrà realizzato il previsto distributore Eni, visto che la rete carburanti ha, semmai, il problema contrario: quello di chiudere impianti, visto il numero eccessivo e le tante stazioni che non hanno più sostenibilità economica. Ma lì il Puc prevedeva esercizi di vicinato a ragion veduta, e non supermercati. Certamente gli investimenti per la riqualificazione dell’area sono importanti, ma con 90 anni di concessione c’è tutta la possibilità di ammortizzare e di guadagnare mantenendo la funzione commerciale per negozi di vicinato, senza bisogno di mettere altra grande distribuzione organizzata. Rigenerazione urbana non significa supermercati».

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