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Centro storico, i residenti: «Prove tecniche di gentrificazione. A rischio la pace sociale»

In via Ravecca e zone limitrofe, secondo il gruppo di residenti che ci ha contattato, è a rischio la pacifica convivenza tra abitanti e attività economiche. Il motivo della crisi sarebbe l’eccessivo sbilanciamento dell’Amministrazione comunale a favore delle attività commerciali che non terrebbe conto delle esigenze della popolazione

La gentrificazione non è una parola-slogan come alcuni credono, ma un concetto sociologico che definisce un fenomeno diffuso in Europa e indica il progressivo cambiamento socioculturale di un’area urbana da proletaria a borghese a seguito dell’acquisto di immobili, e loro conseguente rivalutazione sul mercato, da parte di soggetti abbienti. Certo, il concetto va spiegato: sinteticamente, può essere definita come processo di imborghesimento di aree urbane un tempo appannaggio della classe operaia o, comunque, dal reddito modesto, la quale è progressivamente rimpiazzata non potendo più economicamente sostenere i nuovi standard qualitativi del luogo di residenza. Esiste una gentrificazione causata dal turismo non sostenibile, quello che ha fatto diventare invivibili i centro storici di molte mete turistiche come Venezia o Firenze, che si sono svuotate di residenti, quella che in Portogallo ha negli ultimi anni desertificato, ad esempio, il centro di Oporto, nel quartiere della Ribeira, dove i “poveri” non si sono più potuti permettere case in affitto trasformate dai proprietari in ben più remunerative case vacanza. Conseguentemente, anche il commercio e i servizi sono cambiati, andando a soddisfare i bisogno dei nuovi frequentatori. Così ora è quasi impossibile per i pochi resistenti rimasti trovare un fruttivendolo (soprattutto che venda a prezzi accessibili ai residenti), e si sono moltiplicati invece i negozi di souvenir e i pubblici esercizi.

Ora i residenti della zona del centro storico genovese più vicina alla city e a Carignano temono di fare la stessa fine dei “tripeiros” (mangiatori di trippa, così vengono chiamati gli abitanti della seconda città portoghese). E questo per il “senso dell’Amministrazione comunale per i commercianti”, che qualcuno, malignamente, sostiene un metodo per far digerire alla categoria le molte autorizzazioni alla grande distribuzione in altre zone della città.

Nella zona c’è una presenza abitativa forte, rinforzatasi ulteriormente con le case costruite o ricostruite decenni dopo i bombardamenti del 1941. Ci sono, però, anche molte case popolari e residenti storici in case di proprietà o in affitto. Il tessuto sociale è eterogeneo. La zona (salvo un locale, fatto chiudere a suon di sanzioni in anni non recentissimi) non ha mai ceduto alla mala movida. Ci sono un supermercato, un panificio, un fruttivendolo e poi il bel mercato nuovo. Tutto il resto è una teoria quasi ininterrotta di pubblici esercizi, per lo più ristoranti e artigiani alimentari. A queste attività sono state concesse, in seguito alla crisi Covid, mensole e dehors per aiutarle a sopravvivere alle chiusure imposte dalla prevenzione al virus, un po’ come è successo in tutta la città. Solo che via Ravecca è una strada stretta, già pedonale (ma prima percorribile in caso di urgenza o dai veicoli dei disabili) e si sono spesso create frizioni tra residenti e pubblici esercizi perché non è stato lasciato spazio per i soccorsi, ambulanze e mezzi dei vigili del fuoco e perché vengono creati disagi ai disabili.

La tensione ha superato il livello di guardia.

«In Ravecca e zone limitrofe ci sono varie persone che richiedono quasi quotidianamente il trasporto tramite ambulanza per dialisi o cura di piaghe infette da decubito – recita la lettera dei cittadini – e non vediamo perché, per fare un favore a pochi, tutta la popolazione dovrebbero sopportare l’umiliazione ed i rischi atmosferici di quello che per loro è un lungo trasporto nella parallela in via del Colle per raggiungere mezzi privati o ambulanze. Senza contare che per la conformazione del territorio certe vie sono raggiungibili con celerità solo da via Ravecca e non da via del Colle. Questa situazione ostacola anche l’intervento delle forze dell’ordine. Tanto i cosiddetti “imprenditori” della via la sera chiudono e se ne vanno a casa loro, ben distante, e non gli importa della gestione notturna del territorio anche sotto il profilo della sicurezza».

Ora pare che i commercianti abbiano elaborato un progetto di ulteriore pedonalizzazione, con tanto di tognolini a scomparsa, che non terrebbe conto, a dire degli abitanti, delle esigenze di chi nella strada ci vive, compresi tutti quelli che hanno problemi di deambulazione, magari solo perché anziani.

«Denunciamo la mancanza di rispetto – dicono i residenti, che spiegano di non essere stati minimamente né contattati né tantomeno coinvolti nel progetto che riguarda la zona dove vivono -. Temiamo che si vada verso ulteriori pedonalizzazioni per espandere a tal punto i tavolini da rendere la via di fatto intransitabile serenamente a piedi. Questo darebbe un colpo definitivo alla precaria pace sociale, la pacifica convivenza che va avanti da qualche decennio tra noi e i pubblici esercizi».

Nei prossimi giorni, quel progetto sarà esposto nel Municipio Centro Est, anche alla presenza dell’assessore al Centro storico Paola Bordilli, che è anche assessore al Commercio e che si impegna molto anche sui social per mostrarsi vicina ai problemi e alle esigenze dei negozianti ma, dicono i residenti, «non si è dimostrata altrettanto brava a mantenere l’equilibrio tra pubblici esercizi e popolazione, considerando anche le istanze degli abitanti e non solo quelle delle imprese. Un caso per tutti che riguarda la zona è quello della movida, problema sospeso soltanto dalle restrizioni Covid».

Quanto succede, il denunciato scollamento dell’Amministrazione dalle esigenze dei cittadini, è un grosso scoglio che potrebbe minare profondamente la riuscita del progetto di rilancio della città vecchia, un progetto molto atteso e molto bello sulla carta, ma che una cattiva gestione potrebbe mandare in frantumi vanificando gli sforzi. Non si governa il centro storico senza gli abitanti e contro gli abitanti, questo è certo. E se l’equilibrio non sarà trovato potrebbero nascere tensioni insormontabili persino nell’unico angolo dei carruggi già sottratto al degrado grazie a diversi decenni di attenzione delle istituzioni, a partire dall’inserimento della facoltà di Architettura e dai progetti portati a termine per il recupero delle aree bombardate. Servirebbe un lavoro ponderato, capace di comprendere tutte le esigenze e di mediarle, con un supporto scientifico urbanistico e sociologico da parte di esperti. L’urgenza è quella di evitare il pressappochismo di una gestione politica priva per sua stessa natura delle capacità tecniche specifiche necessarie (per candidarsi non servono lauree in sociologia o Urbanistica) e potenzialmente troppo sensibile alle pressioni dei gruppi di interesse economico.

Il rischio è quello di gettare alle ortiche in breve tempo, per mancato gradimento della popolazione, il ciclopico lavoro di messa in rete delle opportunità del progetto per il centro storico.
I cittadini si affidano, adesso «al Municipio e al sindaco Marco Bucci, che, una volta informati della situazione, speriamo vogliano imprimere una robusta sterzata all’andazzo sino ad ora portato avanti dimenticando le esigenze dei cittadini a favore di quanto serve ai soli esercenti», dicono gli abitanti.
«Questo è un quartiere vivo – concludono i cittadini -, non lo lasceremo uccidere per l’interesse di pochi a discapito di quelli di tutti».

Ecco cosa produce la gentrificazione

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