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La Maddalena che vive, la Maddalena che muore. Chiaroscuro nella strada a due passi da via Garibaldi

Da una parte l’apertura di una nuova pescheria a conduzione familiare, dall’altra quella, imminente, di un negozio che sulle vetrine espone una serie di attività legate alla telefonia, ma è franchising di una catena nazionale che si occupa di scommesse. Così la Maddalena è divisa tra la voglia di riscatto e possibili novità negative temute dagli abitanti della zona. Contro l’apertura si schiera anche “Mettiamoci in gioco”

A raccontare la storia della nuova pescheria di via della Maddalena è il fotografo Domenico Caratta, molto attivo anche sui social a raccontare la storia della città, soprattutto quella legata alla Duchessa di Galliera: <Oggi vi voglio raccontare una piccola storia che vede protagonista il mio amico Roberto e la sua grande famiglia – scrive Caratta -. Roberto è semplicemente un grande cuoco, non uno chef, che non si sa bene che cosa voglia dire, ma un sincero amante del cibo e della sua manipolazione. Roberto aveva un frequentatissimo ristorante all’inizio di via Luccoli, che ha dovuto chiudere a causa del covid. Con una energia che non so dove abbia trovato, ha completamente ristrutturato un grande locale all’inizio di via della Maddalena, con una formula parzialmente innovativa: si tratta di una pescheria con asporto di pietanze preparate da lui e che in futuro diventerà un ristorante. Il locale si chiama Santiago alla Madeleine e vi invito a provarlo>.

Una vetrina aperta in più, dunque. Un negozio di generi alimentari che mancava in zona, con le premesse per diventare qualcosa di più, un’attrazione per genovesi e turisti che potranno avere una motivazione in più per passare nell’antica a due passi da via Garibaldi.


Dall’altra parte c’è l’apprensione dei residenti della zona (e non solo) per un’altra saracinesca che sta per alzarsi.

<Sui pannelli che oscurano le vetrate in via della Maddalena c’è scritto “punto vendita ricariche”, ma all’interno del centro Overplus esiste una catena attiva anche nell’ambito delle scommesse, come si evince anche dal logo con un calciatore e dalle vetrate dove si intravedono banconi e monitor appesi al soffitto come, appunto, in un centro scommesse – scrive Domenico “Megu” Chionetti, portavoce di “Mettiamoci in gioco”, associazione contro il gioco d’azzardo che comprende diverse realtà sociali e associazionistiche -. Un tipo di esercizio che, in base all’ordinanza ideata dagli assessorati al Commercio di Comune e Regione nell’estate del 2018, non dovrebbe essere permesso nelle vie del centro storico di Genova. E allora come è possibile che al 90 rosso della stessa via stia per aprire questa nuova attività? La domanda è stata rivolta, con decine di email, all’assessorato al Commercio del Comune e alla Polizia locale che dovrebbe vigilare sull’applicazione delle norme>.

Giova ricordare a tutti che il locale non è ancora aperto e che la dichiarazione di inizio attività si può effettuare anche il giorno stesso dell’apertura. Ogni verifica di regolarità “anticipata” e preventiva non è, ovviamente, possibile. Vero è che la catena in franchising si promuove anche su internet come sala per il gioco d’azzardo e le scommesse e quindi è comprensibile la preoccupazione sia dei residenti sia delle associazioni.

<Sulla base di una discussione aperta dal Comune di Genova relativa alle varianti al PUC ed in particolare a quella parte mirata alla riqualificazione del centro storico, la nostra attenzione di associazioni che appartengono alla rete di “mettiamoci in gioco” era più indirizzata a come rendere vivibile il centro storico e soprattutto come vengono e verranno utilizzati i bassi e i beni confiscati – continua Chionetti -. Anche se non eravamo d’accordo sulle proposte che in quelle sedi venivano fatte mai potevamo pensare che questa amministrazione comunale potesse permettere l’apertura di una sala scommesse alla Maddalena. Dal confronto che abbiamo avuto in questi ultimi anni con la giunta regionale e con la consulta genovese che trattavano il danno che l’azzardo arrecava alla salute del cittadino, speravamo che come minimo fosse maturata la cultura che chi ha responsabilità della salute del cittadino pensasse di non aumentare il danno esistente aprendo nuovi punti di azzardo. Invece no! Non solo non viene applicata la legge regionale n.17 del 2012 , non solo non si garantiscono i punti sensibili e si riduce l’offerta ma si procede difendendo sempre gli stessi interessi economici. Non dobbiamo dimenticare poi l’alto rischio che queste attività siano gestite da personaggi vicini ai clan mafiosi e malavitosi. La mafia ha sempre lucrato sulle disgrazie e anche adesso, in piena pandemia, con un’economia messa in ginocchio dal Covid ecco che le persone e le imprese hanno cominciato a boccheggiare e il crimine organizzato così come gli strozzini sono già pronti a fornire denaro ad usura invadendo ogni spazio lasciato vuoto nell’economia legale. Il gioco d’azzardo inoltre dissipa le risorse economiche dei cittadini già messe pesante in crisi dalla pandemia che impoveriscono ulteriormente il tessuto economico del centro storico e della città. Chiediamo infine all’amministrazione comunale come si concilia questa dispersione di risorse economiche con la sostenibilità e la tutela della rete commerciale e delle piccole imprese in centro storico e in città? Per questo “mettiamoci in Gioco” protesta per questo atteggiamento poco attento alla salute delle persone e alla vivibilità del centro storico e chiede l’intervento del Sindaco per impedire che venga concessa questa licenza. Mettiamoci in Gioco” solidarizza con gli abitanti del centro storico ed inviterà i componenti della propria rete a partecipare alla manifestazione di protesta organizzata per martedì pomeriggio>.


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