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Omicidio Scalamandré, la moglie era nascosta in Sardegna per sfuggire alle violenze

I figli Alessio (arrestato per omicidio) e Simone (denunciato) erano in procinto di denunciare anche loro il padre per le pressioni che stava facendo su di loro perché modificassero le loro dichiarazioni all’udienza per le violenze alla madre che era fissata per il 30 settembre

Per i colleghi di Amt Pasquale Scalamandré, ucciso ieri dal figlio maggiore, era una brava persona, sempre pronta a fare straordinario per portare soldi in famiglia. La famiglia viveva un’altra realtà: la moglie, a seguito dell’ennesimo episodio di violenza fisica e psicologica, aveva chiesto la separazione nel gennaio scorso e aveva denunciato il marito, rivolgendosi al Centro Antiviolenza Mascherona che le aveva trovato una sistemazione in un alloggio protetto in Sardegna dove si trovava ieri sera. Chi conosce la famiglia da molto tempo racconta che già quando i figli frequentavano le elementari lei presentava spesso lividi addosso, che giustificava, come purtroppo accade per le vittime di violenza, con cadute o colpi accidentali.

Ed è proprio lì che la donna era ieri sera, quando il figlio maggiore, Alessio, dopo una lite col padre, lo ha ucciso a colpi di mattarello: nella casa coniugale di via Garrone dalla quale Pasquale era stato allontanato proprio per istanza della donna, avvalorata dalle testimonianze dei due figli.
Pasquale a quella casa non avrebbe dovuto nemmeno avvicinarsi. I figli, però, avevano accettato di vederlo a fronte della sua ennesima, pressante richiesta. L’uomo era andato a chiedere ai figli che “alleggerissero” la testimonianza a suo carico in occasione dell’udienza fissata per il 30 settembre prossimo. La discussione, ieri sera, è diventata lite. Secondo la ricostruzione di Alessio, spiega il suo avvocato difensore Luca Rinaldi, il padre aveva assunto un atteggiamento aggressivo, cominciando a gridare, poi aveva afferrato il mattarello con l’evidente intento di usarlo. Il giovane, 28 anni, una buona reputazione sul lavoro e tra tutte le persone che frequentava, volontario della Croce Rossa, lo avrebbe disarmato e si sarebbe difeso con quello, menando colpi sul padre fino ad ucciderlo. Pasquale possedeva anche alcune armi da fuoco che gli erano state sequestrate al momento della denuncia per violenze della moglie. Alessio temeva che potesse avere con sé una pistola sfuggita al sequestro e che potesse decidere di usarla. Sulla scena del delitto, accanto al corpo del 64enne Pasquale, in un lago di sangue, è stato trovato anche un cacciavite. Sarà l’autopsia a stabilire se il figlio abbia usato anche quello.

Tecnicamente, Alessio è accusato di omicidio con l’aggravante della relazione familiare, reato per cui il codice penale prevede l’ergastolo. Il ragazzo è stato arrestato e portato nel carcere di Marassi, mentre il fratello minore, il ventenne Simone, è denunciato a piede libero. Secondo il maggiore, al momento dell’omicidio era in bagno e sarebbe tornato nella stanza quando ormai il padre non respirava più. I due fratelli, sotto shock, si sono abbracciati, con Simone che tentava di consolare Alessio. Così li hanno trovati i poliziotti, arrivati proprio a seguito di una chiamata del ventottenne che ha confessato fin da subito di aver colpito il padre e spiegando al 112 che l’uomo non respirava più.

L’avvocato Rinaldi confida in una serie di attenuanti. Come la provocazione e il fatto che Pasquale non sarebbe dovuto essere in quella casa e, poi, le pressioni esercitate da tempo sui figli perché alleggerissero le testimonianze a suo carico, ultimamente sempre più forti. Poi ci sono tutti gli atteggiamenti violenti dell’uomo nei confronti della moglie che erano diventati, dopo la separazione, una persecuzione.

Una situazione davvero triste quella della famiglia, cominciata quando ancora i ragazzi erano piccoli. La gelosia di Pasquale era incontrollabile e, secondo la denuncia presentata contro di lui, sfociava sempre più spesso in violenze psicologiche e fisiche sulla moglie. Il 1º gennaio, dopo l’ennesima intemperanza del marito in un ristorante, durante il cenone, la donna ha deciso che non ce la faceva più a sopportare ed è andata a sporgere denuncia. Già la notte di San Silvestro, alcuni amici che avevano assistito alla reazione dell’uomo si erano offerti di ospitare la donna. Dopo la denuncia, lei aveva trovato ricovero presso alcune amiche, ma lui l’aveva sempre trovata. La tormentava a tal punto che il Centro Antiviolenza Mascherona, per sottrarla alle minacce e alle pressioni dell’uomo, oltre che alle sue reazioni violente, le aveva trovato una struttura protetta in Sardegna dove nascondersi. I figli erano rimasti a Genova, nella casa della famiglia e il padre aveva cominciato a tormentare loro, minacciando di sospendere gli alimenti pagati alla famiglia e facendo pressione in ogni modo, soprattutto sul figlio più piccolo. Sia Alessio sia Simone vivevano una situazione di stress psicologico fortissimo. Recentemente Alessio, arrivando tardi a una grigliata organizzata da amici, era arrivato dicendo di aver ritardato perché trattenuto dal padre e di essere esausto, sfiancato dalle continue insistenze e dall’atteggiamento aggressivo del genitore.
I due ragazzi avevano intenzione di denunciare il padre anche per il suo comportamento anche contro di loro. L’avvocato Rinaldi, alla luce di tutto questo e dell’impossibilità di reiterazione del reato, spera di ottenere i domiciliari per il ragazzo arrestato.

Da qualche tempo, Pasquale era andato in pensione e aveva più tempo per fare pressing sui ragazzi. I colleghi ricordano che quando lavorava faceva ogni straordinario possibile, dicendo di dover pagare le cure a un familiare. Qualcuno sapeva della separazione, nessuno di quelli con cui abbiamo parlato della denuncia della moglie e delle testimonianze dei figli.

Nella foto da Facebook, da sinistra, Pasquale Scalamandrè, la moglie in via di separazione (di cui abbiamo deciso di non rivelare l’identità in qualità di vittima di violenza domestica), il figlio minore Simone, denunciato a piede libero, e, in ultimo, il maggiore, Alessio, arrestato per l’omicidio del padre

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