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Tamponi, si ferma la nuova macchina. Villa Scassi senza reagenti

Presentato in pompa magna il 14 maggio scorso, il laboratorio del San Martino doveva andare a regime dalla fine della settimana scorsa aumentando la portata dei test di mille unità. Oggi, però, sono stati addirittura un terzo in meno del giorno dell’inaugurazione. Toti spiega che si è rotta una scheda della nuova macchina: <È ferma da un paio giorni, ma sarà presto aggiustata e ripartirà mercoledì mattina>. A mille tamponi, però, non c’è mai arrivata e la Liguria, in totale, ha raramente toccato i duemila. E intanto la nostra regione si conferma quella meno idonea alle aperture della fase 2 – I NUMERI

Tamponi: la Liguria è l’ultima tra le regioni più colpite
Fonte: Protezione Civile, elaborazione Covidguard

1299 tamponi oggi, 25 maggio. Esattamente 775 in meno del 14 maggio quando l’azienda ospedaliera San Martino, in videoconferenza, presentava col presidente della Regione Giovanni Toti, l’assessore alla Sanità Sonia Viale e al commissario di lungo corso di Alisa Walter Locatelli il laboratorio per processare fino a mille tamponi al giorno in più, realizzato coi quattrini di aziende private (ad esempio Erg ed Enel, oltre alla pubblica Bankitalia) che più dei responsabili della sanità pubblica regionale hanno aperto gli occhi sui buoni risultati delle Regioni che hanno fatto della prevenzione attraverso l’individuazione degli asintomatici la propria bandiera. Esattamente il contrario di quanto accade da noi, sia nella “filosofia” sia, purtroppo, nei risultati che ne sono diretta conseguenza. La differenza è lapalissiana: i cittadini del Veneto sono stati maggiormente tutelati dal contagio di quelli della Liguria. E di gran lunga. Nonostante questo, non solo la Regione Liguria non ha puntato, investendoci, sul laboratorio per processare i tamponi (ai quali ha sviluppato un’incomprensibile allergia), non solo non ha fatto crescere il numero dei test come era previsto, ma li ha addirittura diminuiti di circa un terzo. Come si è detto, non mille in più entro domenica scorsa come era stato promesso e diffuso da tutti i media, ma ben 775 in meno. Non più di 3 mila, ma meno della metà: 1299, appunto. Scheda rotta? Intanto passa il tempo. Nonostante il basso numero di tamponi, da tre mesi, con una scusa o con l’altra, la Liguria resta quella più a rischio sul fronte della ripresa del contagio.

Fonte: Protezione Civile, elaborazione Covidguard

La sanità pubblica ligure non è forte con i numeri. Quelli che la Regione dà non sono falsi, per carità, ma sono ampiamente parziali e appaiono accuratamente scelti per fare apparire incontestabile un miglioramento che è avvenuto in tutta Italia (grazie al lockdown e al fatto che ci siamo inoltrati nella bella stagione), ma che qui è meno deciso che altrove, molto meno deciso che nelle regioni dove i tamponi sono stati scelti come metodologia di individuazione degli asintomatici.

Ecco le tabelle con tutti i dati relativi a oggi e all’ultima settimana. Fonte: Protezione Civile, elaborazione Covidguard.

La strategia della Liguria è quella vincente? In realtà, come vedete nelle tabella pubblicate sopra, siamo tra i peggiori, a conferma che l’approccio di Alisa e Regione al contagio fa acqua da tutte le parti.

I dati di oggi: ancora sei morti, ancora 17 contagiati. Tutto questo nonostante sia ragionevole pensare che si facessero tanti tamponi, in percentuale, quanto le altre regioni più colpite i dati sui positivi si impennerebbero. Tra l’altro, di quei 1.299 solo 561 sono primi test a nuovi casi.
Quanto ai reagenti, è curioso che a Genova siamo sempre in penuria mentre in Lombardia ne sono stati trovati per 5.641 test, in Piemonte per 2.858, in Veneto per 4.470. La penuria di reagenti in Liguria e non in altre regioni è un fenomeno curioso, che meriterebbe di avere una spiegazione.

Tabella: ministero della Salute

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