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Assistenza domiciliare inesistente. E il sospetto malato Covid arriva in ambulanza e torna a casa a piedi

Ben 31 giorni dopo i primo caso in Liguria, dopo il sempre più sostenuto fiume di denunce dei cittadini sui social, l’assessore alla Sanità della Regione Viale dichiara che sulla <possibilità di presa in carico delle persone che sono a casa ci sono alcune criticità delle risposte> nel capoluogo. Decine di malati accusano: “Abbandonati senza informazioni né assistenza”: LE TESTIMONIANZE DEI LETTORI

Oggi abbiamo raccontato il caso di un uomo che dopo 7 giorni di chiamate al medico di famiglia e al 112, febbre a 39,5 e saturazione a 93, è stato finalmente preso in carico dal sistema sanitario regionale: recuperato alle 17 da un’ambulanza Covid della Croce Bianca Genovese e portato al San Martino. È stato dimesso alle 22 nonostante avesse la pO2 (pressione parziale di ossigeno nel sangue) solo a 67 mmHg, mentre il valore normale sta tra 95 e 98. Al di sotto del 90% si tratta di valori non fisiologici che indicano una severa deficienza di ossigeno (grave ipossia). Nella strisciata delle analisi è indicato che ha la temperatura sarebbe di 37º mentre per tutta la giornata non è mai scesa sotto i 39º. I raggi X hanno messo in luce un inizio di polmonite interstiziale. Il presidente della Regione Giovanni Toti ha detto più volte che mai nessuno è stato lasciato senza cure in Liguria. Bisogna vedere cosa intende: mandare a casa e non mettere sotto terapia ad ossigeno una persona con pO2 a 67 mmHg non è lasciare senza cure idonee? Può darsi. E i tanti lettori lasciati in casa senza alcuna assistenza non sono stati lasciati senza cure? Loro pensano di sì.
Dopo che erano andato a prenderlo con l’ambulanza Covid e gli operatori bardati con tutti i presidi di protezione, l’uomo dimesso dal San Martino è stato mandato a casa a piedi e ci è tornato con l’auto guidata dalla moglie. Né lui né tantomeno lei sono stati messi in quarantena. Lui sta parecchio male, ma se lei domani decidesse di andare a fare la spesa al supermercato sarebbe libera di farlo. Non lo farà, ma solo per coscienza, non perché qualcuno glielo vieti. I farmaci decisi in ospedale, domattina, glieli porterà un amico che glieli lascerà dietro la porta. Ma se fossero da soli, senza amici o parenti, come tanti anziani, cosa farebbero?


Nei commenti sulla condivisione su Facebook dell’articolo tanti cittadini hanno lasciato le loro testimonianze, simili alle tante che si leggono sulla rete da giorni e che è davvero strano non sia arrivato alle orecchie dell’assessore alla Sanità Sonia Viale e del commissario di Alisa Walter Locatelli.

Le testimonianze dei lettori

  1. <È successo così anche a me ed ero pure incinta. Solo che sono stata fortunata e oggi sono la prima ad uscire dalla rianimazione del San Martino. Non siamo però tutti fortunati>.
  2. <Stessa identica esperienza con mio padre. Telefonate rimbalzate tra medico di famiglia, 1500, numeri verdi regionali, 112 e chi più ne ha ne metta. Le colpe non si possono addossare sicuramente a medici ed infermieri, anzi ho visto con i miei occhi la coda di ambulanze fuori dal Villa Scassi in attesa di entrare. Giovani autisti e giovani operatori delle ambulanze che si prodigano avanti e indietro per portare chi ha bisogno al pronto soccorso, medici ed infermieri che fanno turni uno dietro l’altro per fronteggiare la situazione. Loro non hanno colpe. La colpa è del sistema che da decenni ha messo la salute del cittadino in secondo piano>.
  3. <Capisco bene che la situazione è molto difficile e che i medici e infermieri sono pochi e allo stremo. Noi abbiamo chiamato il 112 pochi giorni fa perché il mio compagno aveva un po’ di febbre, nausea e dissenteria. Ci è stato detto che ci avrebbero ricontattati ma non è accaduto>
  4. <Una persona a me cara per 2 settimane ha chiamato e scritto a chiunque!!! Risposta: “È un po’ ansiosa, è solo influenza”. Finché non è svenuta non sono venuti a prenderla e poi fatto tampone… complimenti>.
  5. <Il marito di una ex collega è mancato proprio per questo>
  6. <Purtroppo confermo tutto, stessa situazione e abbandono totale da parte della sanità. Ho capito perché muore tanta gente>
  7. <Verissimo è successo anche a mio cugino>
  8. <Eh già… così è stato anche per me>
  9. <Storia identica alla mia>
  10. <Il padre di un amico di mio figlio è morto qualche giorno fa. Erano due settimane che stava male a casa. Il tampone gli è stato fatto 3 giorni prima della morte>
  11. <Io ho un amica a casa a Torriglia , caso sospetto sta aspettando il tampone da una settimana!>
  12. <Storia vera, capitata anche a persone a me care. Pur conoscendo la reale enorme mole di lavoro che stanno facendo nei laboratori, non riesco a capire perché nessuno stia organizzando la parte domiciliare>
  13. <Anch’io sono ancora qui, da 2 settimane, che aspetto che la ASL tramite 112 mi richiami. Ho la fortuna di essere migliorata anziché peggiorare. Ma mi piacerebbe sapere cosa ci fanno con le schede che compilano quando contatti il 112 per comunicare la condizione di paziente sintomatico>.
  14. <Anche a me è successa la stessa cosa: nessun sintomo se non un febbrone a quasi 40! Dopo una settimana di chiamate ho detto di aver difficoltà respiratorie. Risultato: mi sono venuti a prendere in ambulanza e, in mezza giornata mi hanno diagnosticato polmonite sostenuta dal coronavirus. Ora va meglio, da 5 giorni sono senza febbre. Sto facendo cicli di antibiotico e antivirali e ho la maschera per l’ossigeno. Dicono che sarà lunga>.
  15. <Conosco 11 persone con sintomi inequivocabili da covid-19. Hanno fatto il tampone solo ad una di queste perché anche svenuta. Focolaio di polmonite. Dopo 1 giorno mandata a casa (in cui c’era il marito, settantenne e con patologie pregresse di carattere cardio/polmonare). Hanno mantenuto per qualche giorno la quarantena ma poi è giunta la febbre anche a lui. In assenza di un saturimetro, veniva valutato telefonicamente contando quante respirazione faceva al minuto. Stop>.
  16. <Mio cugino (48anni) con sintomi inequivocabili e il papà già ricoverato con il Covid e con casco respiratorio ha chiesto gli venisse fatto il tampone. Curato telefonicamente dal medico di base con tachipirina dopo un po’ di giorni è andato in apnea… terrore… ricovero con 118… ossigeno, flebo, raggi che sentenziano polmonite bilaterale da Coronavirus e finalmente il tampone! Una roba pazzesca, senza nessun senso. Anche la moglie a casa ha gli stessi sintomi ma non le fanno il tampone. Si autoisola com’è giusto che sia (ma molti non lo fanno). Per fortuna lui riprende a respirare in modo autonomo e lo spediscono a casa, hanno bisogno di letti, con una cura antibiotica. È uno straccio e deve solo incrociare le dita che la tosse non lo soffochi. Finalmente fanno il tampone a sua moglie e una squadra ASL va a misurare a lui la saturazione, intanto consegnano il bidone per l’immondizia dei contagiati. Boh! Passano alcuni giorni e anche la mamma di mio cugino, mia zia, ha la febbre alta e non respira bene. Per fortuna la ricoverano subito ed é ancora là. Insomma una famiglia intera nel caos e chissà come e quando finirà>.

Abbiamo scelto testimonianze non politicizzate e strettamente pertinenti a fatti accaduti. Poi ci sono tutti i lettori che commentano che se <ti lasciano a casa a senza assistenza, poi per forza la gente si presenta ai pronto soccorso rischiando di infettare i sanitari>. Altra fonte di indignazione è il fatto che il tampone, ai giocatori della Sampdoria, sia stato fatto subito mentre i cittadini comuni, anche con sintomi gravi, lo possono ottenere raramente e anche quando lo ottengono devono aspettare i risultati molto a lungo.

Ecco cosa succede, invece, in altre regioni.

Qui, in ben 31 giorni, da quando è stato verificato il primo contagio, non si è sostanzialmente fatto nulla sul fronte dell’assistenza domiciliare. I malati sono stati lasciati a casa, a peggiorare fino a quando non si è reso necessario il ricovero. Intervenendo alle prime avvisaglie di malessere, non sarebbe possibile limitare i casi che diventano gravi? Uno medico genovese che esercita ad Alessandria commenta sulla nostra pagina Facebook: <Ormai anche a domicilio viene iniziata terapia con idrossiclorochina o clorochina + antibiotico (azitromicina o doxiciclina) Il problema é l’idrossiclorochina é praticamente introvabile nelle farmacie. Sembra – dico sembra – che iniziare precocemente questo trattamento riduca il numero di casi gravi. I medici di famiglia sono spesso lasciati soli a gestire una situazione estremamente problematica e senza gli adeguati DPI>.

Dopo giorni e giorni di domande su domande dei giornalisti (noi compresi) che segnalavano casi di persone abbandonate in casa senza cure, l’assessore Sonia Viale, di fronte all’ondata di indignazione sui social, ha ammesso. Lo ha fatto a mezza bocca, un po’ come Fonzie quando deve dire “ho sbagliato”, ma lo ha fatto. Naturalmente dopo aver come di consueto magnificato per qualche minuto l’operato delle strutture della Sanità Ligure

<Nell’area metropolitana di Genova – ammette l’assessore – dobbiamo implementare ulteriormente l’assistenza domiciliare, ma so che, diciamo, c’è un’attività in corso di implementazione, di costituzione di un GSat per ogni distretto e sono sicura che entreremo a regime anche per tutta l’area metropolitana dove rispetto alla possibilità di presa in carico delle persone che sono a casa ci sono alcune criticità nelle risposte. Ma volevo appunto dire che la questione è assolutamente sotto il monitoraggio e vi è un input continuo di miglioramento del sistema e di coinvolgimento della medicina del territorio>. Un monitoraggio che, però, alla luce della rivolta delle decine di persone abbandonate che ora si ribellano, non sembra essere stato troppo accorto. Nella realtà, 31 giorni non sono bastati per organizzare un servizio territoriale credibile. I cittadini malati che non riescono a farsi ospedalizzare (per l’esigenza di lasciare posto solo ai gravissimi) vengono lasciati da soli ad affrontare il “mostro”. Le loro famiglie non ricevono alcun aiuto, ci hanno spiegato i nostri lettori con i loro messaggi.

Non basta dire di essere stati bravi perché la gente ci creda. Non quando i cittadini soffrono. Viale lo fa ogni giorno, pervicacemente, e lodando le proprie scelte e il lavoro dei suoi collaboratori, nel corso delle conferenze stampa per fare il punto sul coronavirus. Utilizzando il logo della Regione sulla sua pagina personale di personaggio politico, l’assessore chiede like sul suo strumento social campagna elettorale mostrandosi con un sorriso smagliante vista la circostanza non esattamente rispondente ai canoni di opportunità istituzionale, promettendo le dirette delle conferenze stampa informative <e molte altre notizie importanti> su quel Covid-19 che sta facendo mattanza di genovesi e liguri, tutte informazioni peraltro facilmente reperibili sulla pagina istituzionale della Regione. Gira voce che, più che colpire la minoranza, il mal di pancia per l’occasione di esposizione mediatica conseguente all’epidemia di cui Viale gode, faccia venire parecchi mal di pancia agli uomini della componente maggioritaria del suo partito, la Lega che se la troveranno verosimilmente come sfidante diretta in lista elettorale per le regionali. Sempre che le polemiche per l’assistenza non la travolgano prima. Il servizio GSat tanto raccontato e magnificato, ma in realtà inesistente, che sta suscitando la rabbia e la disapprovazione dei cittadini (non necessariamente solo quelli di sinistra) potrebbe essere uno scoglio troppo duro da superare.

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