Cronaca 

Crisi coronavirus, molti locali genovesi decidono di chiudere

Spazi non sufficienti a garantire le misure di sicurezza e meno clienti. Così l’epidemia rischia di trasformare la nostra in una città fantasma

Sono parecchi i locali, anche prestigiosi e storici che hanno deciso o stanno decidendo di chiudere. C’è chi è riuscito ad attrezzare la sala con distanze di un metro tra le sedie (ma poi deve fare i conti con coppie che vogliono stare avvinghiate e con le comitive di amici che non rispettano gli spazi) e chi invece non ce la fa. Come il piccolo bar davanti alla stazione di Voltri che ha avvertito con un cartello sulla saracinesca che resterà chiuso.
Per molti il gioco (tenere aperto con tutte le spese necessarie, dall’elettricità al personale) non vale la candela: un incasso che non copre nemmeno una parte dell’investimento necessario a non chiudere. Inoltre, gestire la clientela spesso non è facile e per chi non fa rispettare le regole c’è la chiusura: i controlli sono già in corso. Così parecchi hanno buttato la spugna.

Ieri sera abbiamo provato ad applicare le misure consigliate e, nonostante la poca gente, ci siamo resi conto che far capire agli avventori le regole da seguire sia un impresa titanica – si legge sulla bacheca Facebook del Molly Malones, lo storico pub di Multedo -. A malincuore, per la nostra e vostra salute, abbiamo deciso che il pub rimarrà chiuso fino al 3 di aprile come da decreto, salvo nuove disposizioni. È una decisione che non avremmo mai voluto prendere ma siamo consci del fatto che il pub, e specialmente il Molly, sia luogo di aggregazione per definizione ed in questo momento crediamo che vengano meno le condizioni per portare avanti questo modo di viverlo. Oneri ed onori… abbiamo sempre affrontato le situazioni in questi termini… dagli onori di eventi come il compleanno dei 20 anni, con migliaia di persone coinvolte…. questo è il momento degli oneri …..che pagheremo con mancati incassi difficilmente recuperabili ma, come ci siamo presi cura di voi nelle serate di festa, crediamo che la nostra responsabilità in questo momento sia la stessa e se per limitare questo contagio dobbiamo fare questo sacrificio lo faremo.
LO FACCIAMO PER NOSTRA SCELTA….!!!!
LO SAFF DEL MOLLY


<300mila imprese e un milione di lavoratori del settore, come purtroppo molti altri della nostra economia, sono messi in grave crisi da una situazione preoccupante affrontata con provvedimenti che non hanno precedenti nella storia repubblicana> dicono alla Fipe Confcommercio nazionale. I pubblici esercizi sono 5.800 in Liguria e 2.800 Genova. E sono tutti in pericolo.

<Le perdite stanno mettendo in ginocchio intere categorie e il mondo dei Pubblici Esercizi risulta particolarmente colpito da una gestione altalenante delle disposizioni che li riguardano direttamente e da una comunicazione che ha contribuito a generare confusione, incertezza e panico – dicono all’associazione -. Gli imprenditori che FIPE – Confcommercio rappresenta – quelli delle zone chiuse come quelli di tutta Italia –rispetteranno i provvedimenti annunciati nella notte dal Governo e in tanti si stanno impegnando in queste ore per garantire vivibilità e servizio alle comunità in cui operano, ben consapevoli del ruolo sociale svolto e dei rischi sanitari in cui incorrono. È un dovere per la tutela della salute pubblica, prima ancora che delle stesse attività economiche, far presente che alcune disposizioni appaiono incoerenti e altre risultano di difficile applicazione, come la regola che riversa sulle imprese l’onere di tenere i clienti alla distanza di un metro. FIPE riceve oggi centinaia di telefonate e appelli che chiedono la chiusura temporanea delle attività di Pubblico Esercizio, nella comprensibile preoccupazione – da imprenditori e da cittadini – per la salute di clienti, dei propri dipendenti e delle relative famiglie, come reazione alla difficoltà di gestione delle attuali disposizioni e nella speranza che questo sacrificio possa almeno servire ad accelerare il ripristino della normalità. Comprensione e solidarietà vanno a tutti gli imprenditori che in questo momento sono messi di fronte a scelte dolorose e difficili, un ringraziamento non di forma va rivolto a coloro che stanno cercando con senso civico di fare la propria parte a servizio della salute e della capacità di ripresa del territorio. È una situazione drammatica per migliaia e migliaia di imprenditori e lavoratori, che insieme alla Presidenza della Federazione, riunitasi oggi in seduta permanente, chiede con forza un “Piano economico straordinario”, da approvarsi con risorse ingenti subito, già con il Decreto Legge in approvazione la settimana prossima. Vanno estese le misure previste per le zone chiuse a tutto il territorio nazionale, aprire la cassa in deroga per almeno 6 mesi a tutte le imprese di tutte le Regioni, far slittare tutte le scadenze fiscali a fine anno, fermare gli sfratti per morosità, individuare un meccanismo di credito di imposta che sostenga, almeno parzialmente, le perdite documentabili delle imprese. Ci sarà modo per riflettere e discutere su quanto è accaduto, soprattutto nelle ultime ore, ma questo è il momento della responsabilità e dello stare uniti come cittadini e come imprenditori>.

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