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Ordinanza movida, già centinaia di firme sulla petizione dei locali. Firmano abitanti, segretari di partito e candidati sindaco

movida piazza delle erbe

 

Sono già centinaia di firme sulla petizione dei pubblici esercizi del centro storico avviata ieri sera per chiedere al Sindaco (anche) di rivedere gli orari di chiusura in deroga alle leggi nazionali. I primi ad accorrere sono stati segretari di partito (Stefano Garassino, “provinciale” della Lega), due candidati sindaco (Stefano Balleari, FdI e Simone Ragazzoni auto candidato nel Pd), consiglieri regionali (Alice Salvatore e Marco de Ferrari) e comunali (Gianpaolo Malatesta di Possibile). Poi molte delle persone che la movida la frequentano, ma anche tanti abitanti che pur denunciando i problemi di vivibilità, non credono che siano i locali a creare i problemi, ma parte della massa di frequentatori giovani e giovanissimi che la sera si riversano nel dedalo dei vicoli della zona est del centro storico muniti di bottiglie di alcolici portate da casa e si fermano lì a fare baccano, a tenere comportamenti incivili (orinando e vomitando per strada, oltre a battere sulle saracinesche), ad acquistare sostanze stupefacenti dai pusher attirati dalla corposa presenza di potenziali acquirenti. Anzi, Marina Porotto, presidente del Civ “Il Genovino” di piazza delle Erbe spiega che i clienti dei locali sani sono allontanati da questi frequentatori che occupano il territorio. Sono quelli, convinti che nella città vecchia ci sia l’impunità per ogni comportamento inurbano, a creare problemi a residenti e commercianti. Una delle richieste della petizione è quella di vietare di passeggiare nel centro storico con bottiglie e lattine dopo le 22 e di sanzionare chi contravviene alla regola.
La petizione, che si può firmare in tutti i locali e presto anche nei negozi dei Civ di tutta la città, da via XX a Sestri Ponente, chiede di istituire presidi permanenti delle forze di polizia oltre a sanzioni e denunce per chi tiene comportamenti scorretti. Un provvedimento che, ne sono convinti in molti, avrebbe evitato anche il regolamento (concordato con le associazioni di categoria) e l’ordinanza (atto d’imperio del sindaco Marco Doria). È quest’ultimo il provvedimento che è nel mirino di coloro che propongono e firmano la petizione, quello che chiude i locali di questa zona in anticipo rispetto a quelli di tutta la città: all’una nel corso della settimana e alle 2 il venerdì e il sabato. Circostanza che ha penalizzato i locali virtuosi insieme a quelli che non rispettano le regole e che sono stati sanzionati dalla polizia municipale che effettua controlli notturni quotidiani.
I provvedimenti sui mini market gestiti da stranieri (quelli che vendevano alcol a poco prezzo e incuranti dell’età dei clienti, molti dei quali erano minorenni) hanno funzionato, ma ora i titolari stanno chiedendo le autorizzazioni per aprire pubblici esercizi o ne hanno comperati di già esistenti. La situazione sta dunque tornando a complicarsi. Nel frattempo, le attività che le regole le hanno sempre rispettate rischiano di morire. Alcune hanno già ridotto il personale. A rischio, spiegano i firmatari della petizione, c’è l’intera rete di pubblici esercizi che comprende quelli che garantiscono un presidio, magari anche diurno, sono utili all’accoglienza del turisti e tengono animate le vie che, oltre a diventare silenziose, diventeranno anche buie e, quindi, insicure. Insomma, il rischio è quello che l’intera “rive gauche” del centro storico diventi come la zona di Pre’.
Titolari dei pubblici esercizi e responsabili di circoli (ce ne sono rimasti solo due) chiedono quindi che le attività virtuose non vengano penalizzate come le altre. Ora a dividere “il grano dalla pula” ci sono anche le sanzioni comminate dalla municipale in 3 mesi di controlli.
I promotori della raccolta firme, che punta a dimostrare che le 1.200 firme (i commercianti sostengono che ciò sia avvenuto in maniera “garibaldina”, in molti casi senza chiarezza sugli scopi, in genere per la vivibilità del centro storico mentre poi la petizione è stata usata per chiedere di mantenere e inasprire l’ordinanza) portate al Sindaco dall’associazione Assest sono una goccia nel mare di tutti i genovesi che chiedono che la movida sana viva.
La petizione delle attività del centro storico chiede anche che sia finalmente avviato l'”osservatorio comunale” previsto e mai avviato, che l’amministrazione avevi finalmente attività e politiche che incentivino la presenza di frequentatori sani, che si migliori l’illuminazione e che si riqualifichi la zona con investimenti comunali.
Oggi Balleari, che è anche consigliere comunale di Forza Italia, aveva presentato una mozione per chiedere notizie circa l’apparente disaccordo tra il Sindaco e i suoi assessori circa la necessità di rivedere il provvedimento. È stata inserita all’ultimo punto dell’ordine del giorno e, quindi, destinata fin dall’inizio a non arrivare in discussione nell’ora concessa per il question time, ma il tema è  piuttosto concreto. È verosimile che a difendere la chiusura anticipata di tutti i locali, senza distinzioni tra “buoni e cattivi”, siano rimasti solo Marco Doria e pochi altri. Una scelta che non tiene conto della realtà turistica ed economica della città vecchia e dà peso alla prima raccolta firme che già alcuni aderenti ad Assest hanno specificato essere per l’intera partita della vivibilità del centro storico e non contro i locali virtuosi.

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