Commercio Vivibilità 

Circolo Merlino e musicanti di via XX, l’incredibile vicenda social-mediatica che butta alle ortiche il monito di Orwell

Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri
(George Orwell, “La Fattoria degli animali”)

pigs_walking(Illustrazione per il libro di Orwell “La fattoria degli animali”)

di Monica Di Carlo

I fatti: le sanzioni comminate al circolo Merlino di Sestri Ponente che hanno suscitato polemiche e persino levate di scudi da parte di alcuni politici; la richiesta della polizia municipale a un gruppo di giovani musicanti di attenersi alle regole e di non usare l’amplificatore in via XX che ha dato il via alla lapidazione di una intera categoria, quella degli agenti di polizia municipale, “colpevoli” aver chiesto (e gentilmente, come dicono alcuni testimoni) di rispettare le regole a tutela di tutti.

Minimo comune denominatore di questi due accadimenti, che nell’era ante social network non avrebbero meritato un colonnino in “taglio basso” (cioè in fondo alla pagina) sui quotidiani, sono l’indignazione della rete e di alcuni “benpensanti” compreso, in entrambi i casi, un drappello di politici. Indignazione per cosa? Per l’applicazione imparziale delle regole. Perché qualcuno (per fortuna) le ha applicate come vanno applicate, cioè avendo ben presente che, come sta scritto nelle aule di Giustizia, “la legge è uguale per tutti”.

Ma andiamo con ordine. La vicenda di via XX Settembre: un gruppo musicale di giovani (non giovanissimi, venticinquenni) si piazza a suonare nella “main street” genovese. Sono “armati” di vari strumenti, batteria compresa e hanno con sé l’amplificatore. Sulla scorta del regolamento comunale (e di decine e decine di richieste di intervento dei commercianti della strada che impazziscono tra i vari concertini allestiti nella strada da chi vuole raccogliere qualche spicciolo o vendere i propri dischi autoprodotti), gli agenti intervengono. Sono 2 del I Distretto territoriale e 2 del reparto Commercio. Non sanzionano. Semplicemente fanno presente che via XX Settembre non è tra le strade dove l’amplificazione è ammessa. Spiegano al gruppo che, a norma di regolamento, può suonare un’ora, rigorosamente senza amplificatore e poi deve spostarsi. A tutela della sanità mentale della gente che in via XX ci lavora tutti i giorni e tutto il giorno. I musicanti, anziché ringraziare per l’evitata multa e attenersi alle regole, cominciano una peana davanti alla telecamera di un giornale locale buttandola sul sociale, sul carenza di attenzione per i giovani musicisti da parte della civica amministrazione, sul “diritto” di espressione artistica. Mica dicono che avrebbero potuto continuare stando alle regole, cioè, semplicemente, non usando l’amplificatore. Sui social, poi, parte una campagna denigratoria nei confronti della polizia municipale, quella che sta tra l’incudine e il martello, quella che se lascia correre è colpevole di omissione e se interviene rischia la patente di “fascista”. C’è chi, sempre sui social, parla di “buonsenso”, di “graduazione”. Cioè di una cosa che non è prevista: l’applicazione di due pesi e due misure a leggi e regolamenti. Che si fa, allora? Si lascia correre fino ai 30 anni e si multa dai 30 in su? Si fa un sondaggio sui social per capire se un gruppo va multato e l’altro no? Si mette ai voti se sia più diritto il diritto dei commercianti e dei lavoratori loro dipendenti alla pace o quello dei musicisti a suonare?  Certo è che la regola, per quanto siano tutti d’accordo che il regolamento sia da rifare e le esibizioni dei musicisti di strada da regolamentare diversamente perché ormai siamo città turistica, è stata fino ad ora applicata su tutti. È stata applicata sul complessino tzigano che viaggia coi suoi bei permessi e attacca l’amplificatore solo quando può, per quale motivo bisognerebbe non applicarla al gruppo dei giovani? Già, i giovani che troppo spesso la città dimentica, che sono pochi rispetto agli anziani, ma, rappresentano pur sempre un bacino elettorale, tanto che l'(auto)candidato sindaco Simone Regazzoni se ne fa paladino. Per convinzione, per carità.

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Altra vicenda è la levata di scudi a mezzo social network a “difesa” del circolo Marlino di Sestri Ponente, venerdì sera sanzionato dalla polizia municipale del reparto Commercio: 5 mila euro per somministrazione a non soci. Il presidente Olindo Repetto la butta sul melodrammatico. Sulla propria bacheca scrive <Abbiamo subito una aggressione stile G8>. Randelli? Spray urticanti? Gas lacrimogeni? Macché, la penna di un cantuné a scrivere, come sarebbe accaduto ovunque, una “bolletta” per la somministrazione effettuata nei confronti di chi non è iscritto al circolo. Come prevede una legge che, tra l’altro, è nazionale. Insomma, Repetto rievoca i fatti del 2001 per i quali si parlò di “macelleria messicana”, di “sospensione dei diritti civili”. E invece qui si tratta solo di una sanzione amministrativa per non aver rispettato la legge sulla somministrazione. Una regola che, come tutte le regole, è stata imposta a tutela dei diritti della collettività. Nel caso specifico, quelli dei pubblici esercizi che pagano le tasse, affrontano un rischio d’impresa e danno lavoro, a differenza dei circoli che hanno tutto un altro compito. Questo Olindo Repetto lo sa certamente molto bene perché in passato è stato segretario dell’associazione di categoria dei commercianti Confesercenti e anche ai suoi tempi bar e ristoranti conducevano l’eterna battaglia contro quei circoli che sottraggono loro le consumazioni, il lavoro e gli incassi non essendo, tra l’altro, tenuti a pagare le tasse.

Repetto, sulla propria bacheca, butta “il carico da 90”.

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Non possiamo sapere se Doria fosse davvero turbato o se sia stata solo un’impressione determinata dal fatto che Repetto ha sentito squillare il cellulare mentre ancora stava riposando a causa della chiamata di un più mattiniero Primo Cittadino. Quello che sappiamo, però, è che a sollecitare con forza un intervento sul circolo è una petizione con quasi 300 firme spedita da cittadini della zona al Comune, alla Questura, alla Prefettura. Non sappiamo se a torto o a ragione, i cittadini chiedono l’intervento per ristabilire la vivibilità della zona all’Amministrazione, alla Questura, al rappresentante del Governo. I circoli non dipendono da autorizzazione comunale, esulano dal Titolo V della Costituzione e sono quindi regolati da norme e autorizzazioni nazionali. Infatti, il 22 settembre scorso a intervenire è stata la polizia di Stato che ha chiesto espressamente l’ausilio degli agenti di polizia municipale del Reparto Commercio (che non sono quindi andati al Merlino di loro sponte, anche se di circoli dall’inizio dell’anno ne hanno controllati circa 200) per le questioni annonarie. Presenti anche incaricati della Asl che ora stanno preparando un rapporto a proposito della rispondenza o meno delle cucine ai requisiti di legge richiesti. Quanto alle infrazioni annonarie, gli agenti della Pm hanno trovato ben tre persone a consumare (due caffè e un tè freddo) senza essere socie, più una quarta che, non essendosi avveduta di quel che accadeva, è entrata nel bar del circolo chiedendo un caffè proprio quando gli agenti stavano scrivendo la “bolletta”. La ragazza che era dietro al bancone, sostenendo di essere dipendente, ha affermato di non essere tenuta a controllare chi è socio e chi no e ha aggiunto che quello è <compito del consiglio direttivo> confermando di fatto di non fare alcuna selezione. Il presidente Repetto si è precipitato a “farsi le sue ragioni” dicendo agli agenti: <Mica possiamo presidiare, abbiamo messo il cartello>, un cartello che affida al libero arbitrio di chi entra il rispetto delle regole e che, per legge, non basta a salvare il circolo dalla sanzione e non manleva i responsabili.
C’è da dire, tra l’altro, che la polizia di Stato tra le persone identificate durate i controlli, ha individuato anche alcuni pregiudicati e una persona sottoposta a Daspo. Quanto basterebbe, se fosse accaduto in un pubblico esercizio, a far scattare a cura del Questore l’articolo 100 del Tulps, Testo unico di polizia, cioè la sospensione della licenza per un periodo variabile (da 15 giorni in su) e, quindi, la chiusura per il relativo tempo.

A fronte di tutto questo, cosa fanno i responsabili del circolo? Si scusano con le attività produttive della zona a cui hanno sottratto gli incassi e con i 300 cittadini che nella loro accorata lettera chiedono di metter fine a quella che per loro è una situazione di disagio? Macché. da quello che scrivono sui social si sentono “più uguali degli altri”. Anzi, taggano i giornalisti sui social network chiamandoli a prendere conoscenza di quanto sta accadendo come se la sanzione fosse ingiustizie, chiedono ai sestesi di fare quadrato. Sia chiaro che nessuno accusa il circolo di non effettuare attività associativa. Anzi, su questo il “Merlino” è tra i circoli virtuosi. Ben altri (e sempre di meno di anno in anno) sono quelli che sono di fatto aziende private travestite da associazioni per frodare il fisco e aggirare le normative nazionali e locali. Tuttavia, il circolo di Sestri non ha rispettato la legge sulla somministrazione e per quello e solo per quello è stato multato.
A suo favore, nella furia giustizialista (nei confronti di agenti di ps e pm) in cui il popolo della rete ha dato il peggio di sé (avvalorando la tesi che ci siano realtà che non si devono toccare anche se non rispettano le normative perché sono “più uguali degli altri”) sono intervenuti anche alcuni politici. Il consigliere regionale Giovanni Lunardon avrebbe telefonato a Repetto anticipando la sua presenza all’assemblea pubblica di venerdì. Il parlamentare Mario Tullo è addirittura accorso al circolo Merlino, come si vede nella foto sotto.

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L’onorevole Tullo ha scritto sulla propria pagina Facebook.

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Da quanto si legge, passa la teoria che il circolo Merlino sia “più uguale degli altri”, senza tener conto dei problemi dei residenti (sono forse meno uguali degli altri?) i quali, poveri, del cartello se ne fanno ben poco quando i disagi restano. E poco importa che gli schiamazzi siano determinati dai clienti di un bar o di un market di bengalesi, come in centro storico, o da quelli di un’associazione del ponente genovese. Perché, nel caso i politici che fanno quadrato attorno al Merlino non se ne fossero accorti, ci sono a Genova molti locali virtuosi costretti a chiudere un’ora prima da tre mesi per gli schiamazzi emessi da clienti di altre attività economiche. Ma forse quei locali sono “meno uguali degli altri”.
Così, un parlamentare della Repubblica parla di <Sproporzione della sanzione elevata> dimenticando che le sanzioni non si interpretano, stanno scritte nelle leggi. Esprime <solidarietà> a chi le leggi, come verificato dalle figure preposte, non le ha rispettate. Chiede a chi ha realizzato il controllo (la parola blitz pare invero eccessiva) di tener conto di “varie ed eventuali”. Proporre di “interpretare” l’approccio è un po’ come dire che un bolletta per eccesso di velocità non vada elevata a un ragazzo che va bene a scuola o all’uomo che è un buon padre di famiglia.

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Per la multa meritata a causa la somministrazione abusiva (perché di questo si tratta, esattamente la stessa sanzione applicata ai market bengalesi quando versano i cocktail ai clienti) Repetto ha addirittura scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a quello del Senato Pietro Grasso rievocando la figura di Filippo Merlino (a cui il circolo è dedicato) partigiano morto per la libertà. Non si capisce perché Repetto richiami i <valori  dell’antifascismo e della democrazia> quando qui si sta parlando di una sanzione amministrativa per non aver rispettato la legge sulla somministrazione, quando gli sarebbe bastato chiedere al Comune una licenza lettera C prevista dall’articolo 5 della legge nr.287 del 25.08.1991 che individua gli esercizi in cui la somministrazione di alimenti e bevande viene effettuata congiuntamente all’attività di intrattenimento e svago con la sola condizione indispensabile che l’attività di intrattenimento e svago sia prevalente su quella di somministrazione di alimenti e bevande. Unica “controindicazione” è che “espone” al pagamento delle tasse.
Ad ogni modo, normalmente, chi prende una sanzione amministrativa tenta il ricorso e se la perde paga e certamente non chiama in causa la memoria delle figure che hanno fatto libera Genova e l’Italia nel 1945. È democratico che chi sbaglia paghi, come tutti quelli che sbagliano alla stessa maniera. E poco importa che, come pare evidente, si ritenga “più uguale degli altri”. L’accostamento tra chi non ha rispettato leggi e regolamenti democratici e un eroe, quello sì, fa accapponare la pelle. Altro che <profonda ingiustizia>, altro che <aggressione anche morale da parte di organi che dovrebbero invece garantire sicurezza e protezione sociale>, frase che è un’accusa diretta agli uomini della Polizia e a quelli del reparto Commercio della Municipale che hanno fatto solo il loro lavoro e per questo vengono messi in croce e alla berlina da un movimento mediatico allestito ad arte sui social network da chi si ritiene “più uguale degli altri” e forse per questo al di fuori delle leggi dello Stato. Repetto scrive a Mattarella e Grasso che il circolo è stato <improvvisamente aggredito da istituzioni che dovrebbero proteggerci e tutelarci in stile G8> e aggiunge <Il Presidente Pertini non lo avrebbe consentito>. Francamente pare quantomeno bizzarro che vengano chiamati in causa temi che nulla hanno a che fare con una sanzione amministrativa e che il presidente Repetto si scagli contro i lavoratori della pubblica sicurezza e della municipale che hanno avuto il solo torto di verbalizzare il mancato rispetto delle leggi. Repetto chiede a Grasso e Mattarella di <Fermare questa deriva>. Se per “deriva” intende i controlli sulle regolarità annonarie, si metta in fila: ci sono decine di titolari di circoli “latinos”, market cinesi e bengalesi, artigiani alimentari, locali di Sampierdarena e del centro storico a cui farebbe tanto comodo essere esentati dal rispetto delle regole. Ma ci sono anche migliaia di cittadini che chiedono con forza che siano applicate senza interpretazioni, anche su chi si pensa “più uguale degli altri” ed è disposto a far partire la macchina del fango per mettere in difficoltà i tutori della legge e non avere più noie. Suvvia, è solo una multa per un’irregolarità amministrativa. Riappropriatevi del senso del ridicolo, pagatela e non fatelo mai più. Né di servire il caffè ai non soci né di pensarvi al di là del bene e del male perché, contrariamente a quanto pensate, nessuno può essere “più uguali degli altri” di fronte alla legge italiana.

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