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Richiedenti asilo nei vicoli, un esercito senza speranza a rischio reclutamento

L’accoglienza è limitata a un tetto, un materasso per terra e al cibo. Gli stranieri non sanno cosa fare tutto il giorno e si radunano nei luoghi dove c’è il wi-fi libero e gratuito, in qualche caso in zone molto turistiche come il cortile del museo di Palazzo Spinola, dove sostano anche le prostitute e, quando arrivano, i turisti fuggono. In molti casi non esiste una sorta di animazione, un progetto per raccontare come si svolge la vita nel nostro paese e nella città per favorire l’integrazione ed evitare fenomeni di degrado. I richiedenti asilo sono abbandonati a se stessi in un’area infestata da loro connazionali (gli unici con cui condividono la lingua e una parte del vissuto) dediti a spaccio e criminalità e il pericolo è il reclutamento di nuove leve nelle folte schiere dei migranti

via del campo

 

di Monica Di Carlo

Dove sono, cosa fanno e come vivono i rifugiati che sono arrivati a Genova. Tutti sanno del centro di accoglienza alla Fiera e dei punti di via Assarotti e della Madonna del Monte. Diverse associazioni hanno partecipato ai bandi della Prefettura e se ne fanno carico in diversi appartamenti sparsi per la città ricevendo i finanziamenti previsti. I dati della Prefettura parlano di 2.200 richiedenti asilo nel solo capoluogo. Nessuno di loro, ovviamente, è recluso. Possono andarsene quando vogliono e dove vogliono. Normalmente non sanno dove andare e non abbandonano il tetto che hanno sopra la testa e i pasti che vengono distribuiti.
Molti genovesi ignorano, però, che a decine, centinaia, hanno trovato posto in centro storico, in un territorio turistico e al contempo molto fragile, dove le persone che vengono ospitate trovano decine e decine di connazionali dediti allo spaccio e alla criminalità. Di richiedenti asilo ce ne sono, ad esempio, in vico Stoppieri, tra via Giustiniani e via San Bernardo, ad esempio. Ma il nucleo più numeroso è in una ex chiesa ed ex palestra in piazza Vittime di tutte le mafie, cioè nel sestiere di Pre’, tra via Pre’ e via Balbi, una delle zone più difficili sotto il profilo della criminalità, dello spaccio e del degrado.

piazza vittime di tutte le mafie

I migranti stanno sulle panchine, che qui ci sono. Oppure sui gradini in via del Campo, sui tognolini davanti al museo di Palazzo Spinola di Pellicceria, alle spalle di via San Luca. Tutto il giorno, perché nessuno, organizzando l’accoglienza, ha pensato a un programma di animazione, a qualcosa che li interessi, a spiegare le minime norme di comportamento in un paese così lontano e così diverso dal loro. In vico Mele e piazza di Santo Sepolcro, tra San Luca e le Vigne, sono gli abitanti a tentare l’inclusione grazie alle cene in strada a cui tutti, anche i richiedenti asilo, possono partecipare. Nel corso delle tre serate i residenti hanno spiegato, ad esempio, che non è bene fare pipì sotto le finestre dei palazzi, perché la puzza resta e la strada diventa invivibile. I migranti hanno capito e il fenomeno s’è ridotto. La stessa cosa è successa in piazza del Roso, dove uno straniero è stato visto da una pattuglia di polizia fare pipì all’area aperta, senza girarsi verso il muro. Gli agenti hanno spiegato che quel fenomeno qui non è socialmente accettabile, che possono passare delle donne e dei bambini e il centroafricano ha capito, si è scusato, ha detto persino di provare vergogna per il gesto che non pensava essere inopportuno. Insomma, è tutta una questione di organizzazione. Che non c’è.
Ornella Cocorocchio, dell’associazione “La coscienza di Zena” che ha il suo cuore nella zona di Pre’ ci tiene a dire che i richiedenti asilo non sono persone pericolose, ma anche che il concentramento di tante persone che non hanno molto da fare se non navigare sul cellulare in un posto con tanti problemi di sicurezza e ordine pubblico creati anche da loro connazionali rappresenta un disagio e un potenziale problema. <I rifugiati non costituiscono un pericolo – spiega -. Il problema è la cattiva politica anche su questa cosa. Nella zona esiste da tempo e nessuno può e vuole risolvere il problema della criminalità. Ci sono molti centroafricani dediti allo spaccio e in questa condizione possono reclutare nuove leve da trasformare in pusher>.
Poi aggiunge: <I migranti sono stati sbattuti in una chiesa del Seicento che era stata trasformata in palestra. Vivono lì su delle brande, dei materassi buttati per terra>. A volte, quando fa caldo, escono a dormire nella piazza.

piazza vittime di tutte le mafie notte
Questo, certamente, non giova all’ostello che si affaccia proprio su piazza Vittime delle Mafie. La percezione di insicurezza di chi arriva con le valigie o lo zaino è fortissima. L’azienda del settore turistico ne riceve un grosso danno, così come Palazzo Spinola, nella cui piazza si assembrano i migranti. Nella nostra città, che vive di turismo, bisogna tenere conto anche di questo: non solo della sicurezza reale, ma anche della percezione che, se è negativa, si ribalta sui social e sui siti dedicati e può anche distruggere una destinazione.
Certo è che a “lavorare ai fianchi” questa massa di stranieri, a creare un solco tra i migranti accolti da Genova e le istituzioni, non sono solo i loro connazionali che li vorrebbero trasformare in “cavalli”. Esiste tutto un “lavoro” di “informazione” dei No Borders che punta a scavare un solco tra gli stranieri appena arrivati e la società. Nel centro storico si moltiplicano le scritte come quelle della foto che vedete sotto. I migranti hanno appena un pezzo di carta, è vero. Quello emesso dallo Stato Italiano al loro arrivo. Dovrebbero portarlo con sé, ma spesso per la paura di perderlo lo lasciano dove dormono. La polizia non tortura nessuno, certo ha qualche difficoltà a gestire tutto in un ambito così compromesso, dove ci sono tanti stranieri già presenti da tempo dediti alla criminalità. C’è chi, tra le vecchie leve dell’immigrazione, tra quelli che hanno scelto la strada dello spaccio e della criminalità, tenta di confondersi con i richiedenti asilo. Le problematiche sono infinite e vanno dal decoro e dalla vivibilità fino a problematiche di ordine pubblico. Insomma, un superlavoro assegnato a forze in ranghi ridotti che si trovano in questi mesi a gestire anche l’allarme terrorismo (con cui i migranti non hanno nulla a che fare). Certo la scelta di sistemarle i nuovi arrivi in piazza Vittime di tutte le Mafie, a pochi passi da una sala di preghiera musulmana già attenzionata per terrorismo non è parsa una scelta particolarmente lungimirante.

colonna infame via del campo scritte
Purtroppo, spesso, segnala Cocorocchio, gli stranieri aiutano il tempo a passare bevendo birra e in questo caso i problemi si moltiplicano.
<Guardacaso – continua la portavoce de “La coscienza di Zena” – dovendo scegliere un luogo, l’amministrazione ha scelto questo. Dobbiamo rilevare che è successo ancora una volta, che ancora una volta non si sono valutati i problemi della zona e il potenziale rischio anche per i richiedenti asilo, che qui sono stati messi proprio in bocca ai loro connazionali che sono qui da tempo e hanno scelto la strada della criminalità e che possono reclutare con facilità i più deboli ingannandoli con la prospettiva di facili guadagni>.
piazza santa fede
<Bisogna porsi il problema della concentrazione dei richiedenti asilo in certe aree della città – dice Stefano Kovac, presidente dell’Arci -. Esiste il problema della percezione di insicurezza rispetto ai luoghi turistici, anche se queste persone non sono pericolose, ed esiste quello di non costringere questa gente per strada. Bisogna installare un wi-fi dove vengono accolti per non costringerli per strada. Noi mettiamo a disposizione quello della nostra sede alle persone che accogliamo>.
Vale la pena anche di sfatare tanti luoghi comuni sull’accoglienza ai richiedenti asilo. Hanno diritto a 2,5 euro al giorno. Quanto basta per comprare le sigarette se non fumano troppo. Poi a una ricarica telefonica al mese per sentire i parenti rimasti in patria e a detersivi generici e personali. Il cibo viene dispensato dalle organizzazioni oppure, quando i migranti vengono sistemati in appartamenti con cucina che contengono 4/6 persone, ricevono una cifra, normalmente sei o sette euro al giorno, per comperarsi quel che serve per mangiare.
Quando vengono coinvolti in progetti, anche a favore della città, rispondono bene, con entusiasmo, se si sa spiegare loro cosa e perché lo andranno a fare. <Lo abbiamo sperimentato con la pulizia di Staglieno – dice Kovac -. Abbiamo spiegato, raccontato e loro sono rimasti molto colpiti e sono venuti volentieri.  Abbiamo effettuato anche altri piccoli interventi>. A settembre saranno messe in campo altre iniziative che sottraggano queste persone alla noia e al percolo del reclutamento. La qualità dell’accoglienza è molto importante e farà la differenza tra l’avere, tra non molto, 2.200 persone dedite all’alcol, sbandate, disperate o addirittura transitate nelle file della criminalità perché allettate dal guadagno di uno o due euro per ogni dose (cifra che a loro sembra straordinaria) oppure una serie di persone che possono anche rappresentare una risorsa per la città. Non lo diventeranno certo se saranno abbandonate con un cellulare sotto un wi-fi.

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