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Disco Club: recensioni, consigli, classifiche e novità. La rubrica di un dischivendolo/2 giugno 2016

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A CURA DI DIEGO CURCIO

MARISSA NADLER – Strangers

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Come per July (2014) la copertina di Strangers è melodrammatica e in bianco e nero; una fedele rappresentazione delle ballate di Miss Nadler che sono melodiose, avvolgenti e curate. Alcune sono esili ed essenziali, altre più gonfie e soniche. La sostanza però è una scrittura solida circondata da arrangiamenti eleganti: pianoforti, archi, organi, elettricità misurata e moderata. La voce di Marissa ondeggia tra il sognante (Hungry Is The Ghost con i suoi riverberi) e il tendente-folk (Shadow Show Diane) e così la musica di questo disco. Strangers abita nello stesso paese di Hope Sandoval e dei Mazzy Star, di Joanna Newsom se non fosse così medievale e fissata con l’arpa, di tante cantantesse che, prima di lei, hanno riletto la canzone tradizionale attraverso lenti indipendenti. Marissa non ha un talento scoppiettante. È brava a modo suo: melodrammatico e bianco e nero. Marco Sideri

BETH ORTON – Kidsticks

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Chi ricordasse il mix efficace di acustico ed elettronico dei precedenti episodi discografici di Beth Orton, per i quali qualcuno coniò il neologismo ‘folktronica’, potrebbe avere qualche difficoltà con Kidsticks, disco che coincide con il suo trasferimento a Los Angeles e vede come attori principali la stessa Orton alla voce e alle tastiere e Andrew Hung (Fuck Buttons) che cura un arsenale di aggeggi elettronici soprattutto percussivi. Il disco è incalzante e asciutto fin dai titoli (solo due contengono più di una parola) e gode della peculiare contrapposizione tra ritmo, elettronica e voce. Più volte le sonorità sintetiche richiamano stagioni e gruppi del passato recente, come il drum and bass dei Portishead, la felice vena cantautorale degli ultimi Everything But The Girl o persino il pop elettronico più commerciale e danzabile come in ‘1973’. In ‘Dawnstar’ poi, è riconoscibile la cifra stilistica degli Eurythmics di Annie Lennox e Dave Stewart. Solo nel finale le acque si calmano e il brano che dà il titolo al disco è, in controtendenza, poco più di una lieve ninna nanna per chitarra e percussioni. Fausto Meirana

BOB DYLAN – Fallen Angels

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Cominciamo subito col dire che un altro disco incentrato sul repertorio di Sinatra non è esattamente quello volevamo da Dylan, ma le voci sempre più insistenti sulla dozzina di canzoni incise, sembra, in contemporanea a Shadows In The Night, sono state confermate dall’uscita di Fallen Angels; al primo ascolto, potrebbe sembrare (e forse è) una raccolta del ‘surplus’ di quelle sessioni, visto che la tracklist del primo lotto era più compatta, pensata ed omogenea e anche la copertina più intrigante di questa. Ma come sempre le differenze emergono a poco a poco, come il maggior spazio alle lievi percussioni di George Recile, quasi inudibili nel precedente capitolo ma ben riconoscibili qui, soprattutto in That Old Black Magic, o l’introduzione occasionale della viola, che Donnie Herron usa in alternativa alla steel guitar, strumento dominante anche questa volta. Complica un po’ le cose la scelta di alcuni dei brani più lontani dalla voce di Dylan come Skylark, It Had To Be You o Come Rain Or Come Shine, ma tant’è, facendo i migliori auguri di compleanno a Dylan, che compie settantacinque anni in questi giorni, prendiamo per buono anche questo esercizio di stile, sperando vivamente che l’operazione Frank finisca qui, e lo zio Bob riprenda in mano la penna, lo spartito e le cattive abitudini. Fausto Meirana

THE SICK ROSE – Faces

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Erano anni che aspettavo questa succosa ristampa e quando avevo ormai perso le speranze ecco che arriva, un po’ in sordina, questo bel vinile targato Onde Italiana. Per chi non li conoscesse i Sick Rose sono una delle band cardine, se non la band per eccellenza, del revival garage italiano delle seconda metà degli Anni Ottanta. Un gruppo che ha letteralmente scritto la storia di quella scena incredibile e ancora assai sottovalutata, nonostante alcune ottime ristampe e lo splendido libro di Roberto Calabrò, “Eighties colours” uscito qualche anno fa. Proprio su quelle pagine avevo letto della grandezza di questo “Faces”, ma fino a pochi giorni fa mi ero dovuto “accontentare” delle riedizioni di “Shaking street” e di “Double shot” (oltre ai nuovi lavori della band) a cura della sempre benemerita Area Pirata. Grandi dischi, per carità, ma era giusto colmare anche questa grossa lacuna. “Faces”, d’altra parte, è uno di quegli album che si fa davvero fatica a levare dal piatto. Un omaggio al garage-punk americano Anni Sessanta – avete presente “Nuggets”? – suonato con furia e passione. Lungo i dodici pezzi del disco (più la bella bonous track “Detect a scope”) si sentono echi di Count Five, Electric Prnues, Seeds e Chocolate Watchband. Canzoni abrasive e melodiche allo stesso tempo, chitarre che friggono come matte e abbondanti dosi di organo farsiva. Il tutto datato 1986, quindi trent’anni fa esatti. Un beat corrosivo e d’assalto, che dopo una lunga attesa ci viene restituito in tutto il suo splendore. Una ristampa fondamentale in 700 copie numerate. Diego Curcio

IL DIARIO

Diario del 31 maggio 2015
Tutto in una notte, recita il film, tutto in un mattino oggi a Disco Club: si parte alle 8,07 con la prima telefonata, da quel momento, più o meno ogni dieci minuti, il telefono squilla. Quando suona alle 9,10, il mio “scazzo alla risposta” è altissimo e quindi urlo dentro la cornetta,”Discooo Cluuub”, flemmatica una signora dall’altra parte, “Pronto, signor Ferrero?”, “No”, “Non c’è il signor Ferrero?”, “Qui non c’è nessun signor Ferrero”, un po’ sorpresa, ma insistente, “E’ lo stesso dico a lei. Devo aprire un conto…”, la stoppo, “Scusi, ma io ho risposto Disco Club” (in realtà avevo detto Discooo Cluuub), “Ah, pensa che abbia sbagliato numero?”, “Ho questa impressione”; poso, conto fino a dieci e driin driin (lo so, il mio telefono non ha questa suoneria, ma è difficile riprodurre quella vera), “Diiscooo Cluuuub”, dall’altra parte improvviso silenzio: la signora ha rinunciato al secondo tentativo.
Il negozio si riempie di clienti. Incomincia una signora, più o meno mia coetanea, “Voglio il disco in vetrina di Kriss Tofferson con Linda Ronsan”, mi affaccio fuori alla ricerca di questo strano connubio, eccolo Kris Kristofferson e Linda Ronstadt. Lo compra e, mentre paga, mi chiede, “Cosa sta suonando?”, “L’ultimo dei Low”, “Chi?” “Elle, o, doppia v”, “Bellissimo, sarà per un’altra volta” e, avviandosi verso l’uscita, “Avrei dovuto farlo io il suo mestiere, mi piace la musica”, si avvia, ma si ferma ancora e mi prende in contropiede, “Ha mica bisogno di un’aiutante?”. Penso alla richiesta che mi fanno spesso i miei clienti maschi, “Perché non assumi una commessa giovane, di bella presenza (a dire il vero usano un’altra espressione) e che sappia l’inglese meglio di te (non ci vuole molto)?”. La risposta alla signora sorge spontanea.
Davanti alla cassa rimangono cinque o sei persone e un ragazzo che passa fuori deve farsene un’idea sbagliata, entra e mi porge un foglio, “Posso lasciarle un curriculum?”, “Sono anni che sono solo in negozio”, lui guarda la coda davanti alla cassa e sembra pensare “Sì, ma non ce la fai più”, stoppo il suo pensiero e, indicando u megu, il pluriespulso, il panzone, il geometra, il pompiere, “Questi fanno parte dell’arredamento”.
Signora, “Vorrei la compilation dei grandi successi degli anni sessanta”, “Non ho compilation”, “Ma come? Nella profumeria di fianco la stavano suonando e mi hanno detto che l’hanno presa da lei”, “Ah sì, ma gliel’ho ordinata apposta. Quale vuole?”, “Quella che suonava”. Mi tocca uscire andare nella profumeria e farmi vedere dalle ragazze cosa stavano suonando.
Nel mentre un signore distinto si aggira per il negozio. Cosa cerca? Dall’aspetto direi musica classica, esco dalla cassa per dirgli che non ne ho, “Dica, cosa desidera?”, “Stavo cercando i cd di Toto Cutugno”. E’ proprio vero che l’abito non fa il monaco.
Altra signora, “Vorrei un cd di musica rilassante”. Respinta anche questa, ma ecco un cliente, “Senta di Gianni Togni…”, involontariamente mi frego le mani, pensando “Ci siamo questa volta il mitico Gianni ci lascia”, ma lui prosegue, “…ha solo quello esposto?”, un “Sì” ansioso, “Peccato, quello ce l’ho già”. Anche questa volta è andata male.
Ed eccoci al gran finale. Ho in mano il nuovo cd di Eddie Spaghetti, che cerco di vendere a “Parodi” (che, come tutti gli altri, lo deride per il cognome), quando entra un altro cliente, rimango a bocca aperta ed esclamo, “Non ci posso credere!”. I presenti mi guardano come per dire “Ebbè?”, indicando il nuovo venuto, dico, “Sapete come si chiama lui?”, mi risponde un coro bovino “Booh”, “Spaghetti!!!

LE PROSSIME USCITE

Domani
BRAD MEHLDAU TRIO – BLUES AND BALLADS
DARK FUNERAL – WHERE SHADOWS FOREVER REIGN
DEXYS – LET THE RECORD SHOW: DEXYS DO
THE ROLLING STONES – TOTALLY STRIPPED – DVD + CD
ROXETTE GOOD KARMA
PAUL SIMON – STRANGER TO STRANGER
TRAVELING WILBURYS – THE COLLECTION
RAY WILSON – SONG FOR A FRIEND

10 giugno
AFTERHOURS FOLFIRI O FOLFOX
AIR TWENTYEARS
AUGUSTINES THIS IS YOUR LIFE
BAEZ JOAN 75TH BIRTHDAY CELEBRATION
BAND OF HORSES WHY ARE YOU OK
BEACH BOYS THE PET SOUNDS 50TH – BOXSET DELUXE ED.
DEEP FOREST EVO DEVO
ELI PAPERBOY REED MY WAY HOME
GARBAGE STRANGE LITTLE BIRDS
MCCARTNEY PAUL PURE MCCARTNEY
MONACO, NICK HALF NAKED
RAGE THE DEVIL STRIKES AGAIN
RIVAL SONS HOLLOW BONES
SCORPION CHILD ACID ROULETTE
TOM ODELL WRONG CROWD
U2 INNOCENCE + EXPERIENCE: LIVE IN PARIS (dvd)

LA CLASSIFICA DELLA SETTIMANA

1 BOB DYLAN – FALLEN ANGELS
2 ERIC CLAPTON – I STILL DO
3 VINICIO CAPOSSELA – CANZONI DELLA CUPA
4 ANOHNI – HOPELESSNESS
5 KATATONIA – THE FALL OF HEARTS
6 ORTON BETH – KIDSTICKS
7 SPAIN – CAROLINA
8 SANTANA – IV
9 MUDCRUTCH – 2
10 ZUCCHERO – BLACK CAT

 

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