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Carlo Fidanza, il manager paracadutato con la valigia sempre pronta

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Fidanza, chi era costui? Si erano interrogati così, come fossero poveri Don Abbondio, vasi di coccio fra vasi di ferro, gli elettori genovesi all’indomani della vittoria di Giovanni Toti sulla dem Raffaella Paita alle regionali di giugno. Mentre il neo governatore lasciava filtrare i primi nomi dei suoi probabili e potenziali collaboratori in giunta. E Carlo Fidanza compariva fra i papabili come possibile assessore al Turismo in quota Fratelli d’Italia. Quasi quarantenne, ma ruspante al punto giusto, con un’esperienza come europarlamentare prima del PdL e poi per Fratelli d’Italia An, intimo di Giorgia Meloni e fra i fondatori di Fratelli d’Italia, reduce da Bruxelles senza trovare adeguata collocazione. Ci si era ricordati di lui come membro della commissione turismo in euro parlamento. E per questo Toti lo aveva ritenuto la persona adatta per rilanciare il turismo nella nostra regione. Senonche’, come si diceva una volta, ma si dice ancor oggi, pochi i posti e  troppe le pretese dei partiti della coalizione e conseguentemente i pretendenti. Giovanni Toti, già lui foresto nonostante il domicilio nell’estremo levante ligure, al confine con la Toscana, aveva, almeno in un primo tempo, dovuto rinunciare ai suoi servigi, nominando assessore al Turismo Gianni Berrino, avvocato con una storia politica tutta nella sua città’ di Sanremo, in cui aveva alternato, in comune, la carica di vicesindaco e assessore a quella di consigliere di opposizione. Insomma ad occuparsi di turismo sarebbe stato un ligure che non ci facesse sentire troppo provincia dell’impero della macroregione che popolava le visioni di Toti e Bobo Maroni.
Uscito dalla porta Carlo Fidenza e’ rientrato dalla finestra con l’inizio del nuovo anno, ripescato dal presidente della giunta come Commissario straordinario e futuro direttore generale dell’agenzia di marketing turistico “In Liguria”. Restituendo così dignità e retribuzione, 90 mila euro all’anno, ad un giovane ambizioso europarlamentare che dopo una legislatura a Bruxelles era stato ridimensionato e trombato alle elezioni successive. Senonche il nostro aspirante direttore generale, sarà per la brezza ligure che spesso spazza i nostri cieli rendendoli tersi, ha iniziato a provare una comprensibile saudade per lo smog milanese. E visto che Milan l’e’ un gran Milan, subito dopo la nomina hanno incominciato a rincorrersi le voci di una sua possibile dipartita verso un incarico assessorile nella capitale lombarda. PoltronIssima legata ad una possibile vittoria alle prossime amministrative del candidato del centro destra Stefano Parisi. Un sindaco che lo stesso Fidanza ha avuto il candore di definire troppo moderato. Intendendo, forse, che,eventualmente, con il suo apporto in una futura giunta, si sarebbero ristabiliti i giusti equilibri per un centrodestra che si rispetti. Ammiratore, come molti esponenti rampanti, nipotini di Giorgio Almirante, ormai orfani di Gianfranco Fini, della Le Pen e fautori della svolta autoritaria austriaca abortita ad opera degli ambientalisti. Senonche’ ancora all’inizio del mese il Fidenza era incappato in una scivolosa smentita dei rumors da “peso il tacon del buso”, con la quale aveva voluto rassicurare i liguri, inciampando pero’ in una dichiarazione “Al momento non ho altri progetti” che ha fatto storcere il naso a molti operatori ed esperti del settore.
Pero’  c’era una data fatidica, quella di oggi, per vagliare le legittime ambizioni di rilanciare il turismo made in Liguria. Il 26 maggio, a tre mesi dalla sua nomina, Fidenza avrebbe dovuto presentare la riforma dell’agenzia con il risultato, fra l’altro, di suggellare il suo passaggio da commissario straordinario a direttore generale. Un tempo esiguo se paragonato agli otto mesi che ci sono voluti a produrre analogo provvedimento all’Enit. Ma Fidenza, vista la sua passata esperienza in commissione turismo del parlamento europeo, era stato presentato come un super-manager con specifiche conoscenze nel settore.
Nonostante i buoni propositi al momento di quel documento parrebbe non esservi traccia. Il che, constatata la difficoltà di mettere ordine in un’ambito in cui, fino a ieri, si sovrapponevano organismi regionali, comunali e provinciali, probabilmente era facilmente preventivabile.
Eppero’ a lasciare qualche dubbio, andando a curiosare sulle pagine social del nostro commissario straordinario, e’, per esempio, un filmato di qualche minuto sulla strombazzata inaugurazione del redivivo trenino di Casella, inserito con approssimativa tempestività. Dal momento che è stato infilato ad almeno tre giorni di distanza dall’evento su cui il governatore Toti e il suo fidato scudiero Gianni Berrino avevano riposto tanta importanza.
Nel frattempo però Fidanza era impegnato a postare in lungo e in largo sulla sua pagina facebook attestazioni, con tanto di immagini, delle sue gesta in territorio lombardo, come protagonista della campagna elettorale dei candidati sindaci a Milano e nei più disparati comuni dell’hinterland e della Lombardia.
21 maggio, proprio il giorno dell’inaugurazione della ferrovia di Casella, la signora in rosso, “giornata conclusa a Varese con il candidato sindaco Paolo Orrigoni”. 22 maggio “Cuore a Montichiari (Brescia) insieme a Viviana Beccalossi”. 23 maggio “Parisi ottimo sindaco. Ma è’ un moderato. Per rendere ancora più incisiva la sua azione di governo serve una destra forte”. E ancora  una polemica con il candidato sindaco del centro sinistra di Milano Beppe Sala che plaude al risultato del voto in Austria “In Austria ha vinto l’Europa dei popoli. Un esito importante anche per Milano. Ci opporremo con decisione agli imprenditori della paura” . A cui Fidanza, premonitore, risponde per le rime “Ma la diga consociativa sta per cedere. Arriverà l’onda lunga della sovranità e dell’identità. L’Europa dei popoli, quella vera”. Poi a Piotelno (Mi) e a Olgiate Comasco, con il candidato sindaco Roberto Briccola.
Logico, perciò di fronte a tanto attivismo, e in vista della tornata elettorale per le amministrative della prossima settimana, concedere ancora un po’ di tempo al nostro commissario straordinario in odore di direzione generale per la presentazione del documento che dovrebbe rilanciare il turismo nella nostra regione. La Liguria, come è facile evincere per lui e’ soltanto terra adottiva dov’è ha posato temporaneamente i suoi piedi e il suo aureo fondoschiena per l’inerzia di 90 mila euro all’anno.
Sempre che, come ha osservato un esperto del settore, se davvero Stefano Parisi avesse la meglio su Beppe Sala, lui non sia pronto a traslocare di nuovo le sue preziose terga su una poltrona di un qualsiasi assessorato milanese. Comprensibile per chi ha a cuore soprattutto il proprio interesse. A tal proposito lo stesso esperto che più volte ha polemizzato con Fidenza argomentava “Per uno che ha fatto il parlamentare europeo, trombato alle ultime elezioni, fare il direttore generale e’ un ripiego”. E poi “Soldi se ne muovono ben pochi rispetto a Milano”. Motivo per cui il nostro paracadutato, probabilmente, non avrà nemmeno disfatto le valigie”. Del resto proprio il suo mentore Toti, accusato a più riprese di voler utilizzare il suo ruolo di presidente della giunta regionale ligure, come trampolino di lancio, in vista di assumere un ruolo di primo piano per passare finalmente dal ruolo di ex delfino a quello di probabile successore di Berlusconi, come potrebbe dargli torto?
Il Max Turbatore

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