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Cinghiali, l’assessore Mai apre alle battute di caccia nel parco cittadino del Peralto

Dite addio ai sereni barbuecue sulle panchine di legno o al pranzo al sacco sull’erba coperta dal plaid. Tra poco al Peralto a parlare saranno gli schioppi. Questa la soluzione della regione all’emergenza cinghiali

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La competenza sui “selvatici” (daini e cinghiali, ad esempio) era della Provincia. Ci pensava la polizia provinciale insieme alle associazioni convenzionate che, però, già prima del passaggio da Provincia a Città Metropolitana non avevano visto rinnovato il contratto. In questi mesi a “limitare” la calata dei cinghiali a valle era stata la polizia municipale che, però, non ha strumenti e non è formata per farsene carico. Si è così limitata a evitare che gli ungulati camminassero per strada provicando un incidente. Come? Con l’arte di arrangiarsi, perché, come si diceva, la pm non ha strumenti nè formazione ad hoc. Nel frattempo si sottraevano pattuglie alla viabilità e al territorio.
Gira che ti rigira, finalmente è venuto a galla che la competenza è della Regione e l’assessore competente Stefano Mai ha trovato prontamente la risposta: il fucile.
<Con il superamento delle Province e il trasferimento delle competenze alla Regione in tema di gestione faunistica – spiega Mai – abbiamo elaborato il nuovo regolamento del prelievo di selezione, omogeneo su tutto il territorio, in cui è compresa anche la possibilità di selezione del cinghiale che prima d’ora non era stata mai né prevista né regolamentata. Contestualmente abbiamo anche elaborato i criteri per i corsi per i cacciatori di selezione che saranno tenuti dagli Ambiti territoriali di caccia, comparti alpini, associazioni ma su linee tracciate dalla regione>. Sfrondato dal burocratese, tutto questo vuole dire “battute di caccia di gruppo al Peralto”. L’assessore rassicura la cittadinanza. Per carità! Non ci saranno battute di caccia in corso Sardegna, in via Ambrogio Spinola o in via Vesuvio. Però quasi. Nel senso che dopo via Vesuvio comincia il Peralto, che diventerà il paradiso della doppietta. Uno scenario fanta-satirico potrebbe vedere negli spiazzi liberati finalmente dai rifiuti ingombranti sgomberati nottetempo e bancarelle con una vasta gamma di giubbotti da cacciatore, giacconi, bandoliere, cappellacci, carnieri e compagnia cantando. Magari anche cibo e prodotti per la cura del pelo dei cani da caccia e una bella sagra della salsiccia. Di cinghiale, ovviamente. Il tutto mentre le famigliole genovesi risalgono la via a piedi o in auto per la scampagnata domenicale “fuoriporta”. Insomma, un’idea che potrebbe avere ricadute anche turistiche. Scherzi a parte, il Peralto sarebbe l’unico parco cittadino italiano (probabilmente del mondo) dove sarà aperta la caccia.
In realtà, l’alzata d’ingegno non è nemmeno troppo originale: già lo scorso anno e quello precedente era stata aperta la caccia al cinghiale nell’area verde, unico sfogo “all’aria aperta” della città. Il provvedimento ha diversi aspetti positivi, insomma, consente di prendere due piccioni con una fava (anzi, tre, come vedremo più avanti): liberarsi a basso costo degli ungulati e far contento un bel bacino elettorale trasversale, quello dei cacciatori. Peccato che quello sia territorio del Comune di Genova, dove ora vige un regolamento che vieta la caccia vicino alle case (misura presa anni fa, dopo che un abitante di via Ferrara alta che stava stendendo sul balcone era stato sfiorato da una rosa di pallini proveniente dalla vicinissima valletta del Rio Re) e, soprattutto, indica la necessità di allontanare i selvatici con “metodi non cruenti”. Insomma facendo rumore a valle in modo che risalgano (come è accaduto qualche giorno fa, quando un’intera famigliola è stata spinta con metodi “creativi” verso la massicciata della funicolare Zecca-Righi, lungo la quale era scesa a valle), realizzando un percorso disseminato di prelibato cibo fino ai monti, inventando tutto quello che può sostituire la doppietta, anche se con un po’ di fatica (e di soldi) in più. Per Mai (che probabilmente non ha ancora dovuto affrontare nella sua breve carriera di amministratore regionale una campagna di assatanati animalisti e per questo la sottovaluta), l’unico problema è quella regoletta comunale che, sostiene lui, <Deve essere rivista>.
<Per molto tempo il problema dei cinghiali è stato trascurato fino a spezzare l’equilibrio ambientale> dice l’assessore che ha individuato la “raffinata” ed evolutissima tecnica dello schioppo per  fare fronte all’emergenza. E ha ragione, perché l’invasione dei cinghiali è direttamente frutto del ripopolamento garibaldino e carbonaro effettuato proprio dai cacciatori alcuni lustri fa. Il cinghiale, non avendo nemici naturali sul nostro territorio, si è andato moltiplicando e adesso paghiamo il fio di quella scellerata azione: coltivazioni devastate, contadini da rinfondare a cura delle istituzioni e famiglie di cinghialotti a spasso per l’area urbana.
Siccome, come diceva Andreotti, “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”, non si può non notare che l’improvvisa presa di coscienza di Mai a proposito del problema dei cinghiali lamentato da mesi dai genovesi giunge subito dopo l’incontro con gli agricoltori di Coldiretti (che sul territorio pesa per il 61%) , arrivati in Regione a batter cassa. Ivertici regionali dell’associazione dei coltivatori, guidati dal presidente ligure Gerolamo Calleri, hanno incontrato oggi il presidente della Liguria Giovanni Toti e l’assessore Mai oltre al direttore generale del dipartimento Agricoltura, Turismo, Cultura e Sport Luca Fontana. Gli agricoltori di Coldiretti hanno chiesto azioni di difesa dei terreni agricoli dai danni provocati dalla fauna selvatica e in particolare dai cinghiali, danni che si stimano in 5,5 milioni di euro in dieci anni>. Se 5,5 milioni di euro vi sembran pochi… È questo il terzo motivo “qualificante” (quantomeno sul fronte del bilancio regionale) della “sparata” dell’assessore.
Mai precisa che si tenterà tutto per evitare il ricorso alla doppietta. <Io vorrei poter catturare tutti i cinghiali chiamandoli con il panino – ha detto un Mai un po’ in versione San Francesco, un po’ salumiere della porta accanto – ma non è possibile. Dove potremo, saranno catturati con le gabbie (come ha fatto il Comune con l’ungilato che era finito nei giardini del San Martino un mesetto fa n. d. r.) e rilasciari nei boschi. Proveremo anche ad allontanarli con i cani. Ma ci sono situazioni dove l’animale deve essere abbattutto>. Quindi, i picnic addicts e gli escursionisti della domenica che passeggiano sulla strada che porta ai Forti sono avvertiti: insieme agli scarponcini preparino anche il giubbotto antipoiettile, che può sempre venir bene coi tempi che corrono.

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