Cultura 

La Genova di Joseph Conrad: “Suspense”

di Black Giac
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“Un cupo bagliore purpureo arrossava le facciate marmoree dei palazzi inerpicati sulle falde delle montagne sassose i cui crudi contorni si profilavano alti e spettrali nel ciclo che si andava oscurando. Il sole invernale calava sul golfo di Genova…”

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Il legame di Joseph Conrad, autore di “Heart of Darkness” con Genova città dove nel 1914 trascorre qualche giorno, è talmente profondo che la città, descritta al tramontare della Repubblica durante l’esilio di Napoleone all’Elba, diventa lo scenario di un suo libro incompiuto, Suspense che verrà pubblicato postumo nel 1925. Conrad, uno dei maggiori scrittori tra ‘800 e ‘900 ritrova nei vicoli, nei palazzi e nelle atmosfere stranianti il nocciolo “oscuro” della “tenebra” intesa in questo caso nell’oscuro e segreto sistema di potere che l’Europa anti napoleonica va a tessere per esorcizzare l’incubo che il Bonaparte possa tornare in qualche modo in sella, come poi avverrà fino al tragico epilogo di Waterloo.

La Repubblica genovese ormai in agonia è quindi la scena di intrighi, dove al di là dei personaggi, protagonista del romanzo diventa Genova stessa con il suo porto, i suoi austeri palazzi di marmo, le torri misteriose dove altrettanti misteriosi personaggi si muovono come in uno spazio remoto e parallelo, quello poi sempre amato da Conrad: il mare.

Lo scrittore navigò tra il 1878 e il 1894 su velieri inglesi che spesso transitavano nelle acque di Genova. Si spiega così come il “Narcissus”, reso celebre dal racconto “Il negro del Narcissus” pubblicato qualche anno prima, si ritroverà a Camogli, acquistato dall’armatore Bertolotto fino a quando non naufragherà sulle coste del Brasile.

L’incipit del romanzo ambientato nella zona del molo vecchio è un quadro approssimato del porto di allora con la famosa “Torre dei Greci” che si trovava all’estremità esterna del molo. Qui il protagonista del romanzo incontra un enigmatico personaggio di poche parole, vestito come nelle raffigurazioni pittoriche di allora si rappresentavano i “mestieri” e nel caso i “camalli”. Uomo scontroso ma che in breve lascia intendere di aver capito tutto delle dinamiche degli intrighi che si stanno muovendo intorno all’odiato e temuto Napoleone.

Il protagonista quindi si aggira per le strade silenziose e immote di Genova “A uno slargo al quale convergeva una selva fitta di vicoli si fermò e guardandosi intorno si chiese se tutti quegli imponenti palazzi erano disabitati o se invece era lo spessore dei muri ad impedire che vi trapelasse il pur minimo segno di vita; non poteva credere, infatti, che a quell’ora gli abitanti fossero tutti sprofondati nel sonno”.

I Palazzi della via Nuova e i vicoli sono la foresta (pietrificata, in questo caso) del “cuore della tenebra” una realtà vivente che attrae e nello stesso tempo rifiuta chi razionalmente cerca di comprenderla e definirla. Nello stesso tempo il porto e il mare sono il punto di partenza per prendere il volo e distaccarsi dal destino che imprigiona l’uomo a terra come Lord Jim che fugge dalla sua storia e dal suo passato o come il comandante Mc Whirr che di fronte al tifone decide di affrontarlo per rispettare la rotta. Una lotta drammatica e a volte tragica che Conrad analizza e dispiega nei suoi romanzi dove l’uomo con la sua razionalità, il suo ingegno e la sua tecnologia (splendido il suo atto d’accusa contro i transatlantici moderni) cerca di esorcizzare le pulsioni che arrivano dalla natura e dal desiderio di libertà dell’uomo senza il rispetto per la prima e imprigionando lo spirito del secondo. Del resto, la storia insegna che pur con tutte le spie e i servizi segreti che si usarono per controllarlo, Bonaparte fuggì dall’Elba insanguinando l’Europa con una delle più terribili battaglie del XIX secolo e il “Titanic” incappò nell’Iceberg che fece colare a picco le ambizioni e la superbia di un secolo che voleva aver soggiogato la natura. Così i personaggi di Conrad, nonostante tutte le possibili peripezie si trovano pria o poi di fronte alla cruda verità imposta dal destino.

“Suspense” ci trasporta nelle atmosfere uniche di una Genova lontana nel tempo ma all’occhio attento ben visibile ancora oggi, un’esperienza fondamentale per la fantasia e per chi ama passeggiare nei vicoli della città vecchia alla ricerca di suggestioni “doc”.

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