La fontana al Molo che avvertì dell’arrivo dei pirati

di Black Giac
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La storia marinaresca di Genova e della Liguria ha saputo voltare pagina in fretta. Le evoluzioni del mondo impreviste e subitanee oggi ci restituiscono panorami costieri persino troppo addomesticati da costruzioni, porti industriali e turistici, stabilimenti balneari e abitazioni private. Ma non sempre il rapporto con il mare da parte dei liguri ha goduto di questa, troppo spesso esagerata, confidenza: La storia come accade molte volte ama nascondere ciò che è stato sofferenza e difficoltà che assieme alla noncuranza e al passare del tempo lasciano pochi ricordi sbiaditi dei tempi passati. Sì perchè, basta andare indietro anche solo di 400 anni, le rotte del Mediterraneo erano ancora pericolose infestate da corsari e pirati e ancora più indietro nel tempo le stesse coste erano preda spesso e volentieri dei saccheggi dei predoni saraceni, pirati musulmani che ebbero un ruolo determinante nell’espansionismo arabo sull’Europa meridionale insediandosi addirittura anche nel golfo di Saint Tropez nella località di Frassineto (fraxenetum) per essere più vicini alle prede. Si trattava di un vero e proprio flagello via mare che equivalse per i litorali liguri e toscani le pene subite in terra ferma dalle invasioni barbariche che dalla fine dell’Impero Romano d’Occidente a ondate successive si riversarono sulle popolazioni della penisola, non più difese da un esercito e spesso (anche con successo) tutelate solo dall’autorità morale della Chiesa nei confronti dei barbari. Sono numerose le rovine delle torri di avvistamento medievale che si possono scorgere percorrendo l’Aurelia; si trattava della modalità più semplice per avvisare in tempo gli abitanti dei paesi costieri per fuggire dalle loro abitazioni. L’usanza dei pirati era quella di uccidere tutti gli uomini e rapire donne e bambini da vendere successivamente come schiavi oltre a mettere ferro e fuoco il paese. Ci sono casi in Liguria dove esistono paesi “gemelli” quelli costruiti sulla costa e quelli successivamente costruiti nell’entroterra (Rondanina, Fasce) dagli stessi abitanti che così cercavano di mettersi al riparo dall’imminenza del pericolo. Le incursioni saracene durarono sino a poco prima dell’anno mille quando dopo secoli di difficoltà il Sacro Romano Impero voluto da Carlo Magno mise progressivamente in sicurezza le principali vie di trasporto interne dalle tribù barbare. L’impulso di questa nuova ristabilita sicurezza fece fiorire comuni e città e Genova ritornò a essere non solo un importante centro politico ma come voleva la sua posizione anche un porto commerciale di primaria importanza. l peggio però doveva ancora arrivare. Siamo nel 936: il califfo fatimita Mohammed asceso al trono due anni prima accarezza l’idea di non accontentarsi più dei paesi costieri liguri già saccheggiati ma di puntare al colpo grosso: Genova. Struttura una flotta e un esercito attrezzati e parte alle volte della città non particolarmente difesa in quel periodo perché parte della flotta collabora con i bizantini per la riconquista di altre città nelle lontane acque davanti alla Puglia.

All’epoca tra Sottoripa e via dell’Olio c’era una fontana detta del Bordigotto. È una giornata come le altre, nella zona di via del Molo fervono i lavori dei commercianti e degli artigiani. Ad un tratto qualcuno si accorge di qualcosa di insolito, l’acqua della fontana è di un colore particolare, è rossa. È sangue. Un presagio terribile che anticipa di qualche ora quello che sarebbe avvenuto. La flotta saracena si staglia all’orizzonte e in pochissimo i pirati raggiungono la terraferma. La popolazione genovese si chiude dentro alle mura della città ma è tutto inutile. I saraceni irrompono ed è un massacro. L’annalista Giustiniani vissuto nella metà del 1500 nota come il ricordo di quel giorno a distanza di quattro secoli sia vivo ancora negli abitanti della città. La città è completamente saccheggiata, molti i prigionieri, le galee bizantine a difesa di Genova distrutte. La città è in ginocchio. Nonostante ciò accade quello che cambia il verso alla storia. La flotta dei genovesi di ritorno trova lo scempio provocato dai pirati e parte all’inseguimento. Una ribellione che sino a qualche secolo prima sarebbe stata impossibile. I pirati vengono raggiunti in Sardegna su una piccola isola a nord est. La battaglia è tremenda: i genovesi vendicano i loro morti non lasciando un pirata vivo e passando anche i prigionieri a fil di spada, senza pietà. La veridicità di questi fatti sarebbe attestata dall’esistenza anche in tempi successivi di un’isola definita “Mortorio” o “Isola dei morti” testimoniata dagli storici di allora. I genovesi ricostruiranno la loro città badando ulteriormente a rinforzare i bastioni difensivi (un’accusa fu quella che troppo poco ci si era curati di difendere la popolazione basandosi sull’idea che nessuno avrebbe mai osato attaccarla). Nel giro di un secolo Genova diventerà una delle città cardine per la partenza degli eserciti alla riconquista della Terra Santa con il definitivo rilancio come centro portuale  e mercantile. La fontana del Bordigotto dopo un progressivo abbandono verrà definitivamente demolita nell’800.

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