Recuperato il convento delle suore domenicane

1268 : l’Antico Monastero delle Suore Domenicane dei S.S. Giacomo e Filippo viene fondato per interessamento del beato Jacopo da Varagine.

1855: le leggi emanate dal Regno di Sardegna decretano la fine del monastero che venne utilizzato come alloggio per le truppe francesi di Napoleone III

1942: le bombe durante la Seconda Guerra Mondiale distruggono una larga parte dell’edificio.

2014: l’Antico Monastero delle Suore Domenicane diventa Complesso Residenziale e Direzionale

Genova riconquista così un antico gioiello proprio nel cuore della città. Con un’operazione che ha messo al centro, in modo coordinato, le capacità progettuali e realizzative di soggetti pubblici e privati.

“I cambiamenti intervenuti negli ultimi anni non consentivano più investimenti pubblici significativi per il recupero di immobili di elevato valore storico e artistico – spiega Sara Armella, presidente della San Bartolomeo Srl -. Si è reso dunque necessario il coinvolgimento di investitori privati, inserendolo in un ambito definito di regole trasparenti e chiare. Abbiamo quindi avvertito la responsabilità di garantire un’elevata qualità dell’intervento di riqualificazione del complesso storico, di grande importanza anche per il tessuto urbanistico cittadino. San Bartolomeo ha realizzato gli obiettivi di recupero di uno spazio fortemente degradato, garantendo la valorizzazione degli spazi architettonici, storici e artistici, definitivamente restituiti alla città”.

Obiettivi, spiega Armella, che sono stati raggiunti con interventi di: ricostruzione filologica dell’impianto medioevale del colonnato del chiostro e dei locali voltati perimetrali al chiostro;

ricostruzione dell’ambiente del cortile interno, con l’edificazione della peschiera centrale e rifacimento della pavimentazione in acciottolato;

ricostruzione delle ali Ovest e Nord del Monastero secondo l’inviluppo prebellico delle coperture;

recupero nell’ala Est dei locali voltati presenti al piano terra;

risanamento conservativo di tutto il corpo Est, con rifacimento completo delle coperture e del solaio sottotetto.

La ristrutturazione è stata curata dalla società San Bartolomeo, partecipata al 55% da Spim spa, società di gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare di proprietà esclusiva del Comune di Genova, e al 45% dalla società privata Torre Elah Srl.

Un intervento che ha portato alla realizzazione di un totale di 8 uffici, 64 appartamenti, 32 cantine, 135 box auto (125 singoli e 10 doppi), 11 posti auto esterni.

L’articolazione dei volumi e il loro stato di conservazione, con porzioni completamente crollate da ricostruire e parti che conservavano ancora gli affreschi originali, ha comportato interventi edilizi diversi con tipologie molto differenti tra loro.

Si può parlare a tutti gli effetti di un cantiere in cui sono state impiegate le principali modalità costruttive utilizzate oggi: dal restauro e consolidamento, alla costruzione di nuove strutture sia metalliche (i corpi crollati) che in cemento armato (parcheggio interrato).

Oggi il complesso ha riacquistato finalmente la sua configurazione storica originale senza che ciò abbia limitato la dotazione e installazione di tutte le attrezzature impiantistiche più specifiche necessarie a garantire la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico richiesti.

“Questo recupero edilizio è la conferma che il Comune di Genova, con le sue società partecipate come Spim, insieme a imprese private e lavorando in modo coordinato con le Soprintendenze – conferma l’assessore del Comune di Genova, Emanuele Piazza -, può riconsegnare alla città aree riqualificate con una tempistica che risponde alle esigenze del mercato. Equilibrando la necessità di ridare slancio al mercato immobiliare, mettendo a disposizione spazi per imprese e cittadini, senza però dimenticare, o ancor peggio distruggere, strutture ed edifici che hanno rappresentato la storia di questa città”.

Di origine medievale, la pianta originaria del convento era costituita da un chiostro a forma irregolare, articolato su quattro livelli. Una parte delle volumetrie crollò ( anche sotto i colpi delle bombe) nel corso degli anni mentre la struttura restante ha conservato la sua fisionomia originaria, costruita in pietra e mattoni con volte affrescate (con decorazioni anche di interesse storico, come ad esempio gli affreschi di Paolo Gerolamo Piola, nella Sala Capitolare, datati 1700).

“Oggi quel chiostro è uno dei gioielli che il Complesso San Bartolomeo riconsegna a tutta la città” conclude Armella.

 

 

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