Il “no” alla festa delle polverine colorate dopo un incendio a Taiwan

Sibilla: “Tifavamo per l’iniziativa” – Cavo: “Inaccettabile che la Fiera di Genova sia aperta per gli immigrati e chiusa ai giovani”
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Le polverine colorate che sarebbero state usate all’Holi Fusion Festival previsto per domani alla Fiera è stato deciso dopo che, il 26 giugno, a Taiwan, un incendio al parco divertimenti ha causato oltre 500 feriti. Le fiamme sono divampate al Formosa Water Park a New Taipei mentre si svolgeva, appunto,  un “color party”, una festa in cui si lanciano polveri colorate. Almeno 180 le persone ferite in modo grave, con ustioni fino al 60% del corpo. Tutto questo accadeva il 26 giugno e il 27 giugno a Genova si svolgeva un altro evento legato alle “polverine”, la Color Run. Nel frattempo, le eco di quanto è accaduto a Taiwan sono arrivate fino a qui e hanno spinto la Commissione prefettizia a dire “no”. Non è noto se siano stati gli organizzatori a presentare in zona Cesarini la richiesta o se, invece, sia stata la commissione a decidere la vigilia dell’evento. Certo è che questo “no” caduto come un fulmine a ciel sereno ha deluso le circa 7 mila persone che avevano prenotato e pagato i 25 euro della quota di partecipazione. In parte si trovano già a Genova, in hotel e in case vacanza, perché a queste iniziative arriva gente da tutta Italia e anche dai paesi vicini, come la Francia. Ora, pare che la festa (dopo aver predisposto alcuni dispositivi di sicurezza) possa essere rimandata di qualche giorno, ma sarà molto difficile che tutta la gente che aveva programmato di partecipare domani possa essere presente in quella data.
L’Holi Fusion Festival si è tenuto in diversi posti al mondo e, in Italia, a Torino e a Roma.
Intanto, la pagina facebook dell’evento si sta riempiendo di critiche e polemiche per il “no” considerato tardivo.
L’assessore comunale alla promozione della città Carla Sibilla spiega che non si tratta, come invece la Color Run, di un evento patrocinato da Tursi, ma aggiunge: <Noi tifavamo per questa festa e l’abbiamo anche promossa attraverso i nostri social>. L’amministrazione ha provato a capire se il “no” della Commissione si potesse trasformare in un “sì” attuando qualche accorgimento fattibile, ma non è stato possibile, almeno in così poco tempo.
Le polverine sarebbero composte anche di amido, sostanza che in particolari condizioni potrebbe incendiarsi. Sembrerà strano, ma molte sostanze che usiamo quotidianamente espongono allo stesso pericolo. la farina, ad esempio. Le navi “bulk carrier” che trasportano il grano nelle proprie stive, infatti, non sono affatto più sicure delle petroliere e delle gasiere, le cui stive sono dotate di un impianto in grado di soffocare il fuoco con gas che sostituiscono l’ossigeno. Le esplosioni delle polveri di cereali sono considerate pericolosissime e anche lo zucchero, ad esempio, è altamente infiammabile. Certo, la sicurezza è fondamentale, ma con lo stesso metro di dovrebbero chiudere tutti i supermercati.
Su quanto è accaduto è intervenuta anche l’assessore regionale alle politiche giovanili Ilaria Cavo che ne fa una questione ideologica. <È inaccettabile che la Fiera di Genova sia aperta per gli immigrati e chiusa ai giovani – dice Cavo -. Ed è singolare che, mentre le brandine per ospitare i migranti rimangono ad occupare il Palasport, venga negato alla Fiera il permesso per svolgere una manifestazione che avrebbe attirato molti giovani a Genova come l’Holi Fushion Festival. Non entro nel merito tecnico della decisione di non rilasciare il permesso a meno di 48 ore dall’evento. Apprendo che lo stesso Festival si è svolto senza ostacoli a Torino a Roma e che le polveri rischiose, che sarebbe state usate per colorare la serata di musica e danza,sono state usate di recente anche per la Color Run genovese. L’evento si sarebbe svolto sotto una tenso struttura, all’aperto, in uno spazio adiacente a quello che adesso ospita i migranti. Mi auguro che non sia questo il vero problema e che sia confermata la vocazione della Fiera ad attrarre manifestazione, ad essere uno spazio anche dedicato ai giovani e non ai migranti”.
Certo è che la cancellazione dell’evento rischia di diventare un bagno di sangue (economico) per gli organizzatori, un gruppo di giovani imprenditori che ha investito decine di migliaia di euro. Preoccupati del danno d’immagine per la città e per la Fiera anche gli operatori genovesi del settore del turismo.

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