La calda estate del povero Pd

Di Black Giac*
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Nell’afosa e umida estate 2015 dove tutto si scioglie sotto gli impietosi raggi solari c’è qualcuno che non ha questo problema perché aveva già fatto tutto prima: il Pd. A onor del vero, tutta la struttura dirigenziale del partito è rimasta incollata alla poltrona, al fresco dell’aria condizionata nelle infinite riunioni per capire cosa fare dopo la disfatta delle regionali. Il punto è che è il partito che sta evaporando. Mentre, quindi, i vertici genovesi “piddini” continuano a incontrarsi per capire come continuare a perdere in un raffinato approccio alle lezioni di Sader – Masoch portiamo un po’ avanti il lavoro cerchiamo di immaginare a bocce relativamente ferme quali potranno essere gli scenari futuri in vista della battaglia decisiva: le elezioni genovesi.
In questa fase (ma praticamente da sempre) il Pd vorrebbe liberarsi di Marco Doria che oggi non sarebbe difeso neanche dai suoi più convinti sostenitori della prima ora. Troppe incertezze, troppa poca sinistra e soprattutto una distanza calcolata in anni luce per il prof. e la sua giunta dai problemi della città. Solo che aprendo una crisi oggi e andando a elezioni anticipate vorrebbe dire fare un bel regalo a Rixi per le sue recenti nozze o alla Salvatore che potrebbe trovare finalmente lavoro nella sala Rossa di Tursi. No, masochisti va bene ma così è troppo facile. Bisogna saper perdere anche con un pizzico di perversione. Il Pd aspetterà, lascerà Lella Paita capogruppo in consiglio regionale nonostante il rinvio a giudizio per l’alluvione del 2014 e magari manterrà Alessandro Terrile come segretario provinciale. Bene. Permetterà, nel frattempo, ai “Pastoriniani” di consolidarsi anche grazie alla creazione di un nuovo soggetto politico nazionale e di diventare così più attrattivi nei confronti di un elettorato, quello genovese, che da sempre premia le formazioni “a sinistra”. Molto bene. Intanto, “godrà” dell’autunno “caldo” degli scioperi della scuola e di quei pochi che ancora a Genova un lavoro ce l’hanno e si possono anche permettere di astenersi. Temporeggerà ancora. Quel che basta per alienarsi anche il manipolo di persone serie che ancora lo votano. Benissimo. Un rapido scorcio alle cifre facendo quelli che si chiamano in gergo i “conti della serva”: alle ultime “regionali” in provincia di Genova che registra duecentomila e rotti votanti in più rispetto al Comune, Raffaella Paita ha raccolto 91 mila voti rispetto ai 127 mila di Doria del 2012 (solo a Genova), Pastorino e la sua lista che aveva nel genovesato la sua roccaforte più di 40 mila voti. Se “Possibile” avrà il tempo di strutturarsi, una realtà sociopolitica come quella genovese potrebbe premiarlo, a scapito del Pd. Ma non solo. Il M5S oggi sui dati delle “regionali” ha la maggioranza in quasi tutti i municipi del capoluogo e Alice Salvatore nella provincia di Genova ha ottenuto più di centomila preferenze, voto più voto meno rispetto al capoluogo significherebbe ballottaggio assicurato. Infine, il centrodestra. Con un presidente della Regione in più ha la chance della storia per conquistare la tradizionale roccaforte rossa. Il candidato è già testato: Edoardo Rixi ha tutti i numeri per vincere e la flessibilità dimostrata nel recepire la decisione di Salvini di fare un passo indietro in favore di Toti nella scorsa campagna elettorale garantisce sulla sua intelligenza politica; il centro destra rispetto al M5S oltre alle capacità aggregative delle varie liste può contare su volti conosciuti all’elettorato genovese. La Lega poi è l’unica che a Genova (1993 e 1997) è riuscita a mettere in difficoltà la macchina da voti dell’allora Pds. Insomma, senza un colpo di reni il Pd rischia seriamente di perdere tutto nei prossimi mesi e di finire completamente azzerato ma visto gli andazzi post “regionali” è forse l’unico modo per cambiare qualcosa.

*Giovanni Giaccone

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